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Tarsia e San Marco unite nell'estremo saluto a Stefano In evidenza

Le esequie sula sagrato della chiesa situata allo Scalo di San Marco Argentano Le esequie sula sagrato della chiesa situata allo Scalo di San Marco Argentano

SAN MARCO ARGENTANO - La chiesa della Beata Vergine del Monte Carmelo, allo Scalo sammarchese, ha accolto la bara dello sfortunato Stefano Godino per l’estremo saluto.

Una funzione che la famiglia ha deciso di celebrare qui, quasi al confine tra le due comunità di Tarsia e San Marco Argentano, a voler significare un “indissolubile abbraccio fraterno” ai loro cari. Le esequie si sono svolte nel piazzale antistante la chiesa e sebbene le normative anti-Covid era tanta la gente che, pur cercando il distanziamento, ha voluto partecipare al lutto che non è solo quello di una famiglia ma di un comprensorio che conosceva e stimava la famiglia Godino. Un “abbraccio virtuale” ricordato nella struggente omelia di don Sergio Ponzo, che ha cercato di confortare i cuori infranti dal dolore dei genitori Emilia e Piero, della sorella Annalisa con il marito Roberto, del fratello Mauro con la moglie Carmela. Lo piangono in tanti il povero Stefano, dagli amici più cari ai semplici conoscenti, fino alle adorate nipotine, agli zii, ai cugini ed ai parenti tutti. Un velo di sincera commozione si è levato su quel piazzale quando il parroco ha nominato più volte lo sfortunato giovane, 39 anni ancora da compiere, e quella tragedia che di colpo, quasi come un fremito d’ali ed in punta di piedi, ha sconvolto la loro quiete familiare. Tantissimi gli occhi lucidi dalla commozione. C’erano anche personalità istituzionali delle due amministrazioni comunali: quella sammarchese che ha accolto quella bara tributandogli il doveroso omaggio anche nel tragitto dalla località “Le Caselle” allo Scalo passando appunto dal confine tra i due territori; quella tarsiana che pur chiusa nel suo triste dolore in paese ha ammainato le bandiere a mezz’asta in segno di lutto e poi ha partecipato alle esequie. Una tragedia assurda, difficile da metabolizzare. Quel giovane uscito di casa mercoledì mattina con il solito entusiasmo e la gioia dei trentenni che, purtroppo, non ha fatto più rientro in quella casa con le proprie gambe. La testimonianza dell’affetto smisurato verso questo giovane e la sua famiglia è stato testimoniato dalle decine e decine di manifesti funebri e listati a lutto affissi sui muri che hanno accompagnato l’ultimo mesto viaggio del 39enne quasi a voler rappresentare un ponte di solidarietà. Quell’abbraccio che non si è potuto attuare in modo palese anche perché la famiglia - confidando nel buon senso di tutti e vista la situazione pandemica - ha chiesto di rispettare la loro volontà nel dispensare le visite a casa e che si è tramutato però nella presenza di tutte le persone che non hanno potuto fare a meno di essere su quel sagrato. Resta l’amarezza di un giovane che ci lasciato e che lascia un incolmabile vuoto in quanti lo apprezzavano e che è stato salutato alla fine da un accorato applauso. Ciao Stefano, riposa in Pace!

 

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