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Dove sta andando la Musica?

Dove sta andando la Musica?

Il patrimonio culturale ereditato, studiato e fatto proprio dalla nostra generazione ha, mai come oggi, una valenza speciale e noi tutti abbiamo una forte responsabilità verso i nostri figli.
Essendo io, come molti, cresciuto coccolato dalle ballate pop dei cantautori italiani ed avendo assorbito l'energia del rock anglo-americano al culmine della sua espressione ed originalità negli anni '70 -'80, che poi altro non era che l'evoluzione elettrificata - talvolta barocca fino a divenire psichedelica - dello spirito blues più puro e potente, ho nuotato in un mare musicale di acque cristalline per decenni e mi ritengo molto fortunato.

Quando sono nato io, i Pink Floyd suonavano i loro primissimi brani nelle sagre, pagati con hamburger e una birra, anche se già allora, Gianni Morandi, giovanissimo cantante, aveva i capelli dello stesso colore di oggi, cosa che mi confonde alquanto.
Il Blues altro non è che la "poesia" dei figli degli schiavi neri africani nati in terra americana di fine Ottocento.
Una "poesia in musica" apparentemente semplice ma ipnotica nel coinvolgimento dell'ascoltatore e con una potenza espressiva senza precedenti, nata dall'elaborazione di un giro armonico ispirazionale che avrebbe condizionato intere generazioni di musicisti nei secoli a venire, e di sicuro lo farà ancora e ancora.
Senza essere pedanti nell'evocazione degli esercizi stilistici nati a seguito dell'evoluzione di tutto questo gigantesco movimento musicale, mi verrebbe di ripetere le frasi di mio nonno prima e di mio padre dopo: "La musica dei ragazzi di oggi non è più quella che ascoltavamo noi da giovani: quella sì che era vera musica!".
Tuttavia, sia mio nonno che mio padre, su questo, fortunatamente, sbagliarono clamorosamente, perché i vari Stones, Deep Purple, Led Zeppelin nel mondo, ma anche vivaddio in Italia i Rino Gaetano, i Pooh, i Baglioni, Mina e i De Andrè, ecc., raccogliendo e valorizzando la musica espressa dai vari Caruso, Tajoli, Villa, Pizzi, Fidenco, ecc. riuscirono degnamente a colorare meravigliosamente il secolo del Novecento, lasciandoci una tradizione di cui poter andare fieri.
Oggi, appunto, saremmo portati quasi "per natura" a riformulare con maggiore convinzione dei nostri padri la stessa frase denigratoria riguardo il panorama musicale attuale, tra rap, trap e pop elettronico cantato con l'autotune, magari con testi generati da AI, e oramai finito in un gigantesco vorticoso loop, incapace di guardare con speranza al futuro, senza aver mai nemmeno letto e studiato i classici del passato, con la sfrontatezza del giovane ventenne che spavaldamente sa bene, sbagliando certamente, che per affermarsi in futuro deve prendere a calci i fiori del palco di Sanremo, demolire il culto attuale e crearne uno nuovo al suo posto.
C'è un altro modo, ci deve essere altra modalità per creare la novità, però rispettando, ispirandoci e valorizzando il passato.
I nostri padri lo hanno fatto.
Dopo la versione di T- Bone Walker di "Stormy Monday", uscirono quelle dei Cream e degli Allman Brothers.
Un caso? No.
Avremmo noi oggi ragione a ripetere la famosa frase denigratoria sulla musica di oggi?
Forse oggi per la prima volta sarebbe vero.
O forse no. Si vedrà.
Quell'energia creativa potente ma fuori controllo tipicamente giovanile è tuttavia vivifica e fertile solo se canalizzata con intelligenza creativa di chi, avendo studiato il patrimonio culturale dei padri che lo hanno generato, ne favorisce l'evoluzione naturale verso un filone nuovo, parimenti accattivante.
Viceversa, se è guidato dall'arroganza, porta a generi musicali sterili, fini a sé stessi e a strade a fondo cieco.
Ci vorranno anni perché il ventenne, maturando, invece capisca che il suo compito è cercare strade espressive nuove, elaborando nuovi generi interessanti, forte dell'arricchimento artistico-culturale ereditato dal secolo precedente. Così è sempre stato, ma oggi?
Come possiamo definire il panorama musicale attuale pop, trap, rap, rock (se ancora esiste)? Abbiamo davvero bisogno dell'ennesimo tour dei giganti della musica mondiale che lanciano il loro ultimo grido rock subito dopo aver preso la pillola per la prostata?
Mai successo prima, ma oggi accade perché essi non fanno altro che riempire il vuoto che i giovani non riescono a colmare di contenuti interessanti.
Questa è la verità, e allora diciamola.
E allora capisci perché il nuovo album peraltro nemmeno strepitoso, seppur interessante e accattivante del dio vivente David Gilmour, dopo nemmeno una settimana dall'esordio, riesce facilmente a diventare immediatamente numero uno nelle classifiche di Germania e Regno Unito.
In Italia no.
Da noi è secondo a Shiva, idolo dei quindicenni, però è riuscito a fatica a superare Tony Effe e Geolier che rispetto enormemente, sia chiaro, perché in quanto artisti hanno saputo meritarsi il rispetto della generazione di mio figlio, ma che non mi trasmettono molto musicalmente, anzi.
Poco importa.
Una fotografia di oggi imbarazzante? Non lo so.
Non è detto, forse sì, dipende.
Magari è un periodo di transizione verso un futuro musicalmente molto più interessante e fecondo dell'attuale, che invece trovo debole, non interessante e alquanto artificioso, dove l'immagine sul palco di un'artista "bonazza" o di un rapper vestito solo dei suoi tatuaggi, ovviamente con milioni di fans su Tiktok, YouTube o Instagram (gli altri social media compreso quello da cui consapevolmente scrivo (Facebook) sono roba per vecchi, "sapevatelo"), ecc., siano i veri veicoli dell'immagine trainante che è forte, potente e prevale facilmente sulla loro musica, che in radio dura sì e no un mese, ma rappresenta l'esca giusta per i giovanissimi e che i moderni produttori musicali conoscono bene e cavalcano, guadagnando una fortuna.
Ma proprio per questo, sento oggi più che mai fortissimo il bisogno di raccogliere il testimone e trasmettere in prima persona, chitarra in mano, certo, ma non solo, il patrimonio culturale musicale rock-Blues "moderno per modo di dire", figlio del Country-Blues che lo ha generato, per un solo motivo: perché avendo seguito lo sviluppo culturale fatto "di corsa" del diciottenne che invece ho generato io e di cui mi sento, grazie a Dio, ancora responsabile, conosco il vuoto cosmico del programma di musica che aveva alle medie, eufemisticamente più sdolcinato del suo flauto e poi passato alle superiori - praticamente inesistente, attraversando l'isolamento della pandemia, che ha disorientato i giovani costringendoli a convivere tra loro virtualmente solo su internet, dalla penombra delle loro camerette.
Quando vedo che un artista come Giorgio Secco, che definirlo "chitarrista" sarebbe assolutamente riduttivo - simpaticamente "Joe Dry" - in realtà un musicista a tutto tondo, stilisticamente e culturalmente avanti due spanne a moltissimi suoi contemporanei, oggi, nel 2024, si dedica anima e corpo ad una produzione musicale rivolta a ripercorrere con estro del tutto personale, come solo lui sa fare, i grandi classici come "Sharp dressed man" nel video che segue, capisco che il suo non è un esercizio stilistico fine a sé stesso, ma leggo in esso un fortissimo messaggio che induce me e tutta la mia generazione a seguire il suo esempio, con molta responsabilità in questo e non stancarsi mai di proporre ai giovani con sempre più convinzione la "bellezza" del ricco e sostanzioso baule pieno di tesori che ci hanno lasciato in eredità i nostri padri e i nostri nonni.
Avremo vinto solo se riusciremo ad incuriosire con questa musica i nostri distratti diciottenni, che continueranno giustamente ad ascoltare la loro musica contemporanea, ma che finalmente un giorno ci chiederanno:
- "Papà, ma chi erano questi ZZ TOP? Sembrano fighissimi..."
Perché tutto questo mio interesse esagerato per la musica?
Perché se educhi tuo figlio alla musica, gli insegni indirettamente che cos'è "la bellezza".


Link:

https://youtu.be/IMT7xOH5TY0?si=TJtG2VU7pxjKUGaU&sfnsn=scwspmo

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