Quelli che Spezzano... un testo, una storia
- Scritto da Alcide Simonetti
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È passato sotto silenzio nella comunità arbëreshe l’interessante saggio storico-politico, scritto dalla giornalista Tiziana Barillà, intitolato “Quelli che Spezzano - Gli arbëreshë tra comunalismo e anarchia”, edito da Fardango libri.
La brillante autrice ha ricostruito la “singolare e straordinaria” esperienza del movimento anarchico nel paese più grande (in termini demografici) dell’Arberia, mettendo in risalto l’evoluzione ideologica, nonché l'azione pratica delle predette forze libertarie locali che, tra gli anni Settanta ed il primo decennio del nuovo secolo, hanno assunto una reale centralità nel contesto politico e sociale comunitario spezzanese, destando l'interesse dell'anarchismo nazionale ed internazionale.
Orbene, partendo dal dicembre 1972, con la costituzione del circolo culturale libertario Pinelli, da parte di Domenico Liguori e Tonino Nociti (ed altri), soggetti trainanti il partito anarchico arbëresh, vengono ripercorse tutte le fasi storiche del movimento, nonché evidenziati i legami e gli intrecci delle vicende comunali di cui i medesimi anarchici sono stati gli attori principali.
Nelle pagine del libro appare ben chiaro il ripudio ad ogni forma di potere precostituito, materializzatosi nel netto contrasto (peraltro intimamente sofferto) con il Pci locale (post Giovanni Rinaldi) al quale viene organizzata una ferma opposizione, costituita dalla controinformazione (accesso ai bilanci e alle delibere dell’amministrazione comunale), assemblee pubbliche, comizi,volantinaggio, sensibilizzazione delle masse lavoratrici e studentesche, manifestazioni culturali e quant'altro, senza alcuna discriminazione ideologica verso chicchessia.
Puntuale la ricostruzione storica delle battaglie contro i Palazzinari, il piano regolatore, i vagoni della morte, i rifiuti speciali “non pericolosi” e la “questione Terme”, offrendo sempre un supporto organizzativo (autonomo) attraverso inizialmente l'Unione sindacale di zona, successivamente con la Federazione municipale di base e da ultimo con la Cooperativa Arcobaleno, alimentando una crescita sociale e politica della comunità spezzanese, ormai laboratorio civile degno di nota alla cronaca nazionale.
Ed ancora.
Viene descritta una comunità che in alcuni momenti topici della propria storia, dopo la fine della “Dittatura rossa”, ha esercitato forme chiare di autogoverno in cui le scelte sono state collettive nel senso che il processo del potere decisionale, all'epoca, venne ribaltato, non essendo espressione più della volontà mediata delle istituzioni pre-costituite, bensì quello della democrazia diretta.
Ed invero, quello degli anarchici di “Spixana” ha rappresentato un percorso inedito di maturazione politica fuori dai canoni ortodossi che, valorizzando le forze della cittadina albanese, è sfociata, a seguito di varie fasi, ad una forma di “municipalismo libertario”, fondato sull’esclusivo metodo della partecipazione e discussione assembleare libera e diretta dei cittadini sia in forma singola che organizzata.
Dunque, è stato tentato di dare vita ad un sistema alternativo che necessita di “abbandonare il metodo della delega, abbandonare l'illusione che altri possano risolverci ciò che quelli di prima non sono riusciti. Rifiutare definitivamente il metodo della delega e abbracciare quello dell'azione diretta della democrazia diretta” (Vedi Domenico Liguori pag. 113 - Quelli che Spezzano).
L’obiettivo ultimo del municipalismo è quello, quindi, di annullare gradualmente la distanza tra governanti e governati al fine di farli coincidere nelle medesime persone.
Per cui l'autrice è giunta alla conclusione che “Spezzano-Altra”, voluta dal leader storico Domenico Liguori, simboleggia un esempio di alternativa possibile, un laboratorio civile ove è stato sperimentato un modello democratico che parte dal basso, senza occupare gli organi istituzionali, in grado di incidere nelle scelte comunitarie, le quali hanno l'obbligo di passare “da Isole ad Arcipelaghi”, al fine di resistere nella storia.
“Quelli che Spezzano” è un testo importante e complesso che merita un'approfondita riflessione perché contribuisce a ricostruire una fase della storia spezzanese che si intreccia con quello del movimento anarchico locale, il quale ha colmato di fatto un vuoto politico, determinato dalla crisi dei partiti tradizionali, scrivendo una bella pagina di libertà.
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