Ancora una strage su un barcone. Corbelli: “Completare il Cimitero dei Migranti a Tarsia. Confido nel presidente Occhiuto”
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COSENZA - “La nuova strage di migranti, che ha visto la morte, per fame e sete, su un barcone, di tre bambini e tre donne, è qualcosa di atroce, un fatto indegno, una vergogna che chiama in causa la responsabilità non solo dell’Italia ma dell’Ue, di tutti i Paesi europei interessati che continuano a non fare nulla per cercare di fermare quest’altra immane tragedia”. E’ quanto afferma, in una nota, il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da sempre impegnato a fianco del popolo dei migranti e promotore della più grande opera umanitaria al mondo legata proprio alla tragedia dell’immigrazione, il Cimitero internazionale dei Migranti, in fase di realizzazione a Tarsia, per dare dignità alla morte di queste sfortunate persone.
“Quanto accaduto su quell’imbarcazione partita dalla Turchia e arrivata nel porto di Pozzallo, con quei sei cadaveri a bordo, bambini (di 1, 2 e 12 anni) e donne morti per non aver avuto nemmeno un pezzo di pane e un bicchiere d’acqua, è un fatto orribile, è la negazione di ogni principio di civiltà, solidarietà e umanità. Purtroppo sono decenni che, nell’indifferenza dell’Ue e dei vari Paesi, queste tragedie continuano a ripetersi nel Mare Mediterraneo. Il dato delle morti, degli ultimi 30 anni, è agghiacciante: sono infatti oltre 40mila le vittime in mare, dal 1990 ad oggi. E proprio per questo, per dare dignità alla morte di quelle sfortunate persone(uomini, donne e bambini), almeno di quelle che arrivano, esanimi, in Italia, come i tre bambini e le tre donne, da nove anni(dalla tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013) lotto per realizzare a Tarsia, in Calabria, il Cimitero internazionale dei Migranti, i cui lavori siamo, insieme al sindaco di questo piccolo centro del cosentino, Roberto Ameruso, riusciti ad iniziare quattro anni fa, alla vigilia di Natale, il 22 dicembre 2018. Lavori che, purtroppo, esaurito il primo finanziamento , concesso dalla Regione Calabria, grazie all’allora presidente Mario Oliverio, si sono poi fermati e causa poi, prima, la pandemia e , subito dopo, la scomparsa della indimenticata Governatrice Jole Santelli, non si è ancora riusciti a riprendere e ultimare. Per questo confido adesso, per completare l’importante opera umanitaria, nel presidente Roberto Occhiuto a cui ho, da molti mesi, chiesto aiuto, recapitandogli tutta la documentazione necessaria, relativa alla seconda tranche del finanziamento del progetto regionale. Il valore umanitario straordinario di questa opera è confermato, purtroppo, da queste tragedie. Il Cimitero internazionale dei Migranti, primo e unico del genere in Italia e nel mondo, cancellerà infatti la disumanità dei corpi dei poveri migranti morti nei naufragi, quasi tutti senza un nome, che vengono seppelliti, in tanti piccoli sperduti cimiteri, per lo più siciliani e calabresi, con un semplice numerino rendendo così di fatto quasi impossibile ai loro familiari dei lontani Paesi del Pianeta sapere dove andare un giorno a cercarli, per piangerli, per portare un fiore e dire una preghiera davanti alla loro tomba. Il Cimitero dei Migranti nasce per cancellare questa crudeltà. Tutti saranno seppelliti a Tarsia, nel rispetto delle diverse tradizioni e culture religiose. La grande, monumentale opera di Tarsia, conosciuta e apprezzata dal Vaticano e nel mondo, sorgerà su una collina, una vasta area di quasi 30mila metri quadri, immersa tra gli ulivi secolari, che resteranno intatti, come simbolo di pace, di fronte proprio al vecchio camposanto comunale, in parte ebraico, e a brevissima distanza dall’ex Campo di Concentramento fascista più grande d’Italia, quello di Ferramonti, che fu, durante la seconda guerra mondiale, luogo di prigionia, ma anche di umanità, dove nessuno degli oltre tremila internati subì mai alcuna violenza. Per questo abbiamo scelto, con l’ex presidente Oliverio e il sindaco Ameruso, questo luogo così fortemente simbolico, noto a livello internazionale. Il Cimitero internazionale dei Migranti sarà intitolato proprio ad un bambino, al piccolo siriano Aylan Kurdi, il bambino con la magliettina rossa, trovato morto, insieme al fratellino Galip e alla giovane mamma Rehana, sulla spiaggia di Bodrum, in Turchia. Il bambino diventato simbolo della tragedia dell’immigrazione. E saranno proprio il papà e una zia, (che vive in Canada e che ho già da tempo contattato e informato) del piccolo Aylan ad inaugurare la grande opera umanitaria di Tarsia”.
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