Incendio a Rignano, Manoccio lancia l'allarme rivolta accoglienza
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ACQUAFORMOSA - «Ebbene sì! A Rignano Garganico (Foggia) un incendio nella notte del 15 febbraio ha distrutto il campo in cui trovavano alloggio da anni circa 300 immigrati impegnati in lavori agricoli, le condizioni degli ospiti erano a dir poco penose ed inumane». Così Giovanni Manoccio, Assessore all’Accoglienza del comune di Acquaformosa e Coordinatore dei progetti Sprar Cosenza, scrive in una sua riflessione dopo i gravi fatti di Rignano.
«Nel Sud Italia -prosegue- esistono tante situazioni simili, da noi in Calabria ci sono situazioni di vera e propria emergenza sia a San Ferdinando che a Rosarno, senza tralasciare la stazione di Crotone che sta diventando un vero ghetto, tra l’altro in un posto dove c’è un'iniziativa imprenditoriale e quindi in un luogo privato. Assieme al Presidente della Regione On Mario Oliverio e al responsabile della Protezione Civile Prof. Carlo Tansi, stiamo seguendo la vicenda di San Ferdinando-Rosarno, dopo anni di assenza delle istituzioni regionali ci stiamo adoperando, pur tra mille difficoltà, per cercare di dare una soluzione alla disperazione che incontrano gli immigrati e ai disagi delle popolazioni residenti.
Il 7 gennaio, giorno del sesto anniversario della rivolta di Rosarno, ci siamo recati al campo di San Ferdinando, per dare un segnale tangibile di vicinanza ai fratelli Africani, ci siamo resi conto della precarietà, dell’insalubrità e dei pericoli quotidiani che i migranti corrono a vivere in quelle condizioni. Abbiamo convocato i comuni (tutti e due commissariati, di cui uno per mafia) nella sede della Regione per cercare delle soluzioni immediate, e ci siamo incontrati con il Prefetto di Reggio per dare vita ad un protocollo che sarà firmato nei prossimi giorni su impegni che dovranno caratterizzare nell’immediato la presenza delle istituzioni in quei territori.
Ma l’incendio di Rignano ci pone alcuni interrogativi: Perché all’indomani dello sgombero del campo, con l’impegno del Presidente della Regione a dislocare gli immigrati in strutture di accoglienza temporanea e poi in alloggi che verranno autogestite di concerto con gli imprenditori agricoli, e quindi in presenza di una volontà di migliorare la situazione esistente, si sviluppa un incendio di queste proporzioni? Perché molti ospiti del campo avevano trasferito altrove i loro poveri averi? La ragione è sempre la stessa e cioè che i campi nascono lì dove più presente è il lavoro nero e lì dove più presenti son le pratiche di caporalato e di sfruttamento oltre ogni limite, credo che i tanti proprietari terrieri, senza scrupoli, siano i “mandanti” degli incendi. Loro pensano, a giusta ragione dal loro scandaloso punto di vista, che regolarizzando le presenze degli immigrati significhi dover dare corso all’inizio di pratiche di legalità e di diritti. Bene ha fatto la Regione Calabria -continua Manoccio- ad approvare la legge su caporalato nella scorsa seduta, bene sta facendo il Presidente a denunciare e ad aprire i riflettori su San Ferdinando-Rosarno, denunciando anche i lavori fermi sulla costruzione di 250 alloggi in un terreno confiscato alla ndrangheta, e bene ha fatto a destinare 300.000€ per la fase emergenziale, e bene stanno facendo le Prefetture di Cosenza sulla Piana di Sibari e di Reggio, sulla zona di Gioia Tauro, a denunciare i Caporali e le loro malefatte. Solo con la collaborazione e la sinergia tra i vari attori potremmo cancellare la terribile storia che ci portiamo dietro dalla famosa “Rivolta di Rosarno”. La Calabria è terra di accoglienza, non vorrei che gli antichi interessi dei soliti latifondisti (Negrieri), senza scrupolo, possano nei prossimi giorni ripetere le gesta che sono avvenute a Rignano Garganico».
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