Celebrata a Morano Calabro la V Giornata Decardoniana
- Comune e Diocesi insieme per don Carlo De Cardona
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- Pubblicato in Pollino Cultura e Spettacolo
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MORANO CALABRO - Morano ha ospitato sabato scorso, nella suggestiva cornice della Sala convegni, ubicata al primo piano del complesso monastico intitolato a San Bernardino da Siena, la V Giornata Decardoniana promossa dalla Diocesi di Cassano all’Jonio - Ufficio Sviluppo Integrale coordinato da Domenico Graziano.
Il tema scelto per questa edizione, “Una informazione plurale e di servizio è civiltà, urge”, ha acceso il dibattito sulla libertà di stampa, sul ruolo della comunicazione e la valorizzazione della figura di don Carlo De Cardona, straordinario testimone di fede e giustizia sociale, protagonista indiscusso del popolarismo cattolico del secolo scorso, amico e confidente di don Luigi Sturzo. Ad aprire i lavori mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano e vicepresidente della CEI, il quale ha evidenziato con forza l’urgenza di costruire un’informazione autenticamente libera. «Troppo spesso la stampa subisce condizionamenti da parte di poteri esterni e interessi economici, preoccupante condizione che mette a rischio la democrazia», ha affermato Savino auspicando che il mondo della comunicazione riscopra la propria vocazione di servizio alla verità. L’intervento del prelato si è concluso con l’annuncio, bello e tanto atteso dai fedeli, che nei prossimi giorni saranno portati in Vaticano i faldoni della causa di beatificazione di don Carlo De Cardona. Da qui l’appello ai fedeli di pregare affinché la Chiesa innalzi presto il Servo di Dio agli onori degli altari, riconoscendone l’eroicità delle virtù. Il sindaco di Morano, Mario Donadio, ha ribadito l’impegno del suo esecutivo nel valorizzare la figura del sacerdote De Cardona, concittadino illustre, nato nel borgo del Pollino il 4 maggio 1871. «Non possiamo limitarci al ricordo, ma dobbiamo incarnare i suoi valori di equità e promozione dei diritti», ha detto Donadio. Che ha annunciato «la stesura di un progetto con il quale il Comune si candida a ottenere fondi regionali per la realizzazione di un Parco Culturale dedicato proprio a don Carlo. Un’iniziativa che mira a raccontare la sua opera in favore dei braccianti e dei poveri, non dimenticando la profonda spiritualità che lo ha guidato nel fertile ministero religioso e civile». Il programma, in fase di elaborazione da parte dall’assessore Josephine Cacciaguerra, può contare sulla partnership della Diocesi di Cassano e della BCC Mediocrati - l’istituto di credito figlio dell’agire del prete moranese, fondatore delle Casse Rurali in Calabria - nonché sull’assistenza di un comitato scientifico del quale faranno parte ricercatori e biografi di De Cardona. Nel corso dell’incontro, la giornalista Marcella Sardo ha condiviso la sua esperienza con la folta platea presente. «Oggi più che mai -ha detto- è indispensabile saper comunicare con lealtà e onestà intellettuale, nel pieno rispetto dei codici deontologici e liberi da influenze distorte». Esattamente come ha saputo fare De Cardona, il quale, oltre a essere uomo di fede e di azione, fu giornalista e fondatore di testate attraverso le quali diede concretamente voce alle ingiustizie e alle istanze popolari. Un significativo spunto di riflessione è arrivato dal prof. Alfonso Gambacurta, dell’Università di Catania. Il quale ha suggerito di arricchire la meritevole progettualità del Comune prevedendo la nascita di un «Centro Studi su don Carlo, un luogo dove si possa indagare il pensiero del presbitero moranese e favorire momenti di confronto aperti alle università italiane». Le conclusioni sono state tratte da Domenico Graziano, che ha accolto con favore le proposte emerse, sottolineando la necessità di una maggiore collaborazione inter-istituzionale, invitando i sindaci del territorio a seguire e rafforzare il messaggio attualissimo di don Carlo, lavorando affinché sia sempre più un patrimonio collettivo spendibile per il bene e l’edificazione della società. Dalla V Giornata Decardoniana, dunque, un rinnovato impegno per la libertà dell’informazione e la cura dell’eredità culturale lasciata da colui che Giovanni Paolo II definì “gigante del cattolicesimo calabrese”. Quanto a Morano, sua patria, resta custode del pensiero di don Carlo e attende con impazienza la pubblicazione dei suoi diari.
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