Servo di Dio Carlo De Cardona, domenica prossima la traslazione dei resti mortali dal cimitero alla chiesa Santa Maria Maddalena
- De Bartolo: «Un orgoglio per tutti i moranesi»
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MORANO - Domenica 2 dicembre prossimo le spoglie mortali del Servo di Dio don Carlo De Cardona, sacerdote attivo nel secolo scorso in Calabria e costantemente impegnato per l’edificazione spirituale e sociale della classe operaia, saranno traslate dal cimitero di Morano Calabro – borgo dove nacque il 4 maggio 1881 e si spense il 10 marzo 1958 - alla chiesa parrocchiale Santa Maria Maddalena dello stesso Comune.
La cerimonia promossa dalla Diocesi di Cassano Jonio vedrà il clero territoriale protagonista di una suggestiva liturgia che avrà inizio alle ore 16.00 con il raduno dei fedeli presso la tomba del prete moranese, posta al primo piano del locale luogo di sepoltura, e l’avvio in pompa magna - non prima di aver ultimato il commovente rito dell’estumulazione – della processione che, sotto la guida del vescovo, Francesco Savino, intonando le litanie dei santi, condurrà i resti di don De Cardona alla chiesa dove ricevette i sacramenti dell’iniziazione cristiana.
Alle 17.00, sarà celebrata la Santa Messa presieduta dal presule cassanese, affiancato dai presbiteri, suoi collaboratori. Al termine si procederà con il posizionamento del feretro nel nuovo e definitivo sepolcro ricavato nel transetto della Collegiata, in cornu epistolae.
«Grazie alle premure del nostro Vescovo - afferma il sindaco Nicolò De Bartolo - ottimamente affiancato dagli uomini del tribunale ecclesiastico da tempo costituito e impegnato nel portare avanti il processo canonico in corso e che ci auguriamo arrivi presto a felice conclusione, oggi tutto il popolo moranese, legato da filiale affetto alla figura ieratica di don Carlo, insigne figlio di questa comunità, attende con ansia di poterlo onorare sugli altari. Un orgoglio per tutti noi: per la politica, che da lui molto ha da imparare; per i laici, credenti e non, che ne ammirano le doti di uomo giusto, abile nella gestione e nella soluzione di complesse problematiche sociali; per i sacerdoti che trovano in lui l’esempio luminoso di come l’esercizio eroico delle virtù cristiane possa essere sempre attuale e realizzabile. La nostra riconoscenza a quanti stanno alacremente studiando questo “gigante del cattolicesimo calabrese” come disse di lui san Giovanni Paolo II, affinché se ne possa eternizzare la memoria e additarlo alle generazioni future quale concreto paradigma spirituale e sociale».
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