Alcuni membri del Circolo del Pd spezzanese chiedono cenni al neo segretario In evidenza
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SPEZZANO ALBANESE - «A quasi un mese dalla clamorosa debacle del Pd nazionale, regionale e territoriale, a Spezzano Albanese siamo ancora in attesa di un qualsivoglia cenno da parte del nuovo segretario di circolo del suddetto partito, eletto ormai da più di 3 mesi e che non ha mai convocato il direttivo e gli iscritti».
Così si apre la nota firmata dai dirigenti del circolo Pd Spezzano Albanese Anna De Santis, Daniele Piragine e Vincenzo Cucci nella quale aggiungono: «Il neosegretario, presentando la sua candidatura in occasione, appunto, delle elezioni per il rinnovo degli organismi del circolo Pd di Spezzano Albanese, si soffermò su diversi temi: il rinnovo del partito a livello territoriale che a causa delle circostanze degli ultimi due anni era stato trascurato; la riapertura del dibattito politico anche con lo scopo di sensibilizzare i giovani; il coinvolgimento da parte dell’intera struttura per ricostituire le basi di una realtà solida che possa tornare alla mobilitazione, allo svolgimento di manifestazioni (quale sarebbe potuta essere una festa dell’unità, visto che sono rinate in tante altre località della provincia); le criticità sociali della nostra comunità, anche per la scarsità di luoghi di socializzazione e scambio».
E facendo riferimento all'esito della votazione, i firmatari del documento aggiungono: «La sua mozione ebbe un risultato vincente, eleggendo 7 dei 10 membri del direttivo del circolo. Essendo però noi membri del direttivo e interessati alla vita del Pd a Spezzano, sollecitiamo il neosegretario a dare corso a tutto ciò che è stato detto, dall’apertura fisica del circolo, alla messa in opera dei suoi intenti espressi in sede congressuale, affinché quello di Spezzano non continui come da troppi anni ad essere solo un circolo “fantasma”, da mobilitare in occasione di determinate e convenienti occasioni elettorali. Quali evidentemente non si sono ritenute le recenti elezioni politiche visto la scarsa azione del partito e i risultati che hanno visto il Pd intorno al 10% al Senato, risultato più basso mai raggiunto nel nostro paese dalla principale forza di sinistra. Eppure qui i tesserati non mancano -dicono- quando si tratta di vincere i congressi.
Il nostro è un appello per far fede ai principi dello stesso partito a livello provinciale e regionale e per essere pronti a lavorare in maniera concreta per l’imminente congresso nazionale che saremo chiamati a svolgere.
Quindi -evidenziano- ci chiediamo quale potrebbe essere il nostro contributo a livello nazionale per il partito e crediamo che innanzitutto dovremmo fare da eco alle parole del Presidente Prodi: “non tocchiamo il nome del Partito” come invece qualcuno propone. Chiamarsi Partito Democratico significa richiamare proprio quella democraticità che si è persa, ovvero puntare a riprendere o ricostruire quegli spazi che da troppo tempo il partito trascura, quei luoghi vicini alle persone comuni: dobbiamo essere lì per capire le necessità e le esigenze che oggi hanno e per tutelare i loro diritti.
Tutto ciò, paradossalmente, è stato detto durante la campagna elettorale da ogni partito, compresi quelli di destra vincenti, che sicuramente se ne dimenticheranno presto, quindi anche come forza di opposizione dovremmo ricostruirci e riuscire a riacquisire la fiducia di tutte quelle persone che si sono sentite e che si sentiranno tradite. Stiamo lontani dalle promesse -concludono-, torniamo nei territori, mostriamo interesse e concretizziamo le parole, forse così torneremo ad avere credibilità».
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Emanuele Armentano