San Marco, appello del sindaco Mariotti a Invitalia per l’Ospedale In evidenza
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SAN MARCO ARGENTANO - «Bisogna riaprire il nostro ospedale e ancor prima pensare ad avere un Pronto soccorso H24, perché il Punto di Primo intervento (dalle 8 alle 20) – pur con il grande lavoro dei sanitari – non serve alla comunità dell’Esaro: circa 50mila utenti!».
È un appello forte quello del sindaco di San Marco, Virginia Mariotti, rivolto in primis a Invitalia, società con la quale la Regione Calabria ha stipulato una convenzione-quadro quale “centrale di committenza” per la progettazione e la realizzazione dei lavori dell’ormai ex nosocomio». L’invito del sindaco, quindi, va anche verso i più comitati che sembrano spuntare solo per rivendicazioni personali. «La salute è una, uguale per tutti – afferma – non possono esserci ammalati di serie “A” o “B” oppure persone che si mettono i pennacchi per rivendicare “primogeniture”. Dobbiamo essere consapevoli che abbiamo lo stesso obiettivo, quindi il proliferare di nomi, sigle o personalismi ci allontana dalla realtà!». Intanto, va chiarita proprio la posizione di Invitalia alla quale il sindaco ha chiesto un incontro per parlare «degli oltre 8 milioni di euro (5,5 destinati alla realizzazione di opere civili e impianti); 170 mila per la sicurezza; circa 2,5 milioni per l'acquisto di attrezzature». Quindi, a prescindere dalle varie e pur legittime proteste, il Consiglio comunale lo scorso 30 novembre ha approvato “all’unanimità” una risoluzione per far riaprire l’ex “L. Pasteur”. Nel deliberato inviato all’Asp, alle Istituzioni tra cui la deputazione parlamentare calabrese, si chiede «l'adozione di un nuovo piano sanitario che preveda la riapertura del P.O. di San Marco e di tutti quelli dismessi; la richiesta a Invitalia per un cronoprogramma che dia certezze per quello “normanno” ed i tempi di realizzazione della progettazione e dell’esecuzione delle opere». È delle ultime ore, infine, una missiva a firma del comitato “Uniti per i nostri diritti” inviata al presidente Conte, al ministro Speranza; al vice ministro Sileri. A novembre in un altro sit-in c’era la sigla “Uniti per la nostra salute”; sui social c’è un post che rivendica una raccolta di firme e si dissocia dagli altri. È il caso di dire che «in mancanza d’unità d’intenti – come ha ribadito la Mariotti – non si va da nessuna parte».
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Emanuele Armentano