Operazione "Insurance" della Polizia di Reggio. Indagati medici di Roggiano, Castrovillari e Sant'Agata In evidenza
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REGGIO CALABRIA - Ci sono anche medici di Roggiano Gravina, uno di Castrovillari, uno di Rende, uno di Rossano e l’ultimo di Sant’Agata d’Esaro tra gli indagati a piede libero quali destinatari di avvisi di garanzia per la cosiddetta operazione “Insurance”. In pratica, la Polizia di Stato ha disarticolato un vero e proprio “sistema criminoso” dedito alle truffe ai danni delle compagnie assicurative, eseguendo dieci ordinanze di applicazione di misura cautelare personale. Emesso anche un provvedimento di sequestro preventivo del patrimonio aziendale e delle quote sociali della “Chinservices s.r.l.”, agenzia di infortunistica stradale, con sede a Polistena.
Contestualmente sono state eseguite 25 perquisizioni locali delegate dall’Autorità Giudiziaria procedente nei confronti dei sotto elencati soggetti, tutti indagati del reato di associazione per delinquere finalizzata al compimento di reati di falso e contro il patrimonio e, in particolare, di truffe assicurative. Altresì, è stato possibile distinguere all’interno della vasta associazione criminale, oltre agli ideatori-organizzatori del sistema fraudolento, anche altre tipologie di ruoli come ha schematizzato la Questura operante. Contestualmente sono state eseguite 25 perquisizioni locali delegate dall’Autorità Giudiziaria procedente nei confronti dei soggetti soggetti, tutti indagati del reato di associazione per delinquere finalizzata al compimento di reati di falso e contro il patrimonio e, in particolare, di truffe assicurative. Tra questi anche R. S., medico di Roggiano Gravina, G. S. medico di Roggiano Gravina, M. G. medico di Castrovillari, C. A. medico di Rende, C. A. medico di Rossano, P. G. medico di Roggiano Gravina, S. F. medico di Castrovillari, e M. C. medico di Sant’Agata d’Esaro. Quest’ultimo all’epoca dei fatti era vice sindaco del Comune di Sant’Agata d’Esaro, che venerdì scorso 10 giugno è stato interessato dalla perquisizione da parte di agenti della Questura di Reggio Calabria. L’Operazione Insurance, in pratica, riassume gli esiti di un’articolata e complessa indagine svolta dagli investigatori del Commissariato di P.S. di Cittanova e della Squadra Mobile di Reggio Calabria, coordinati dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palmi, che ha portato ad accertare l’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata alla perpetrazione di truffe ai danni di ignare compagnie assicurative, a seguito della quale sono state deferite all’Autorità Giudiziaria oltre 200 persone. Tra gli indagati numerosi professionisti ed un ufficiale della Guardia di Finanza, sospeso dal servizio dal 2010. L’attenta analisi delle conversazioni telefoniche intercettate, supportata dal sistema di geo-localizzazione delle utenze telefoniche, i riscontri ottenuti tramite mirati servizi di osservazione e pedinamento, la documentazione acquisita dalle varie compagnie assicurative, nonché i controlli effettuati presso le banche dati in uso alle forze dell’ordine, ha dato modo di smascherare 25 truffe assicurative commesse in meno di un anno (tra novembre 2011 e settembre 2012) per un ingiusto profitto pari a circa 300.000 euro. L’associazione a delinquere, attiva fino ad oggi nelle province di Cosenza e Reggio Calabria, presenta un modus operandi quasi costante. Per la programmazione di ciascun evento, preliminarmente, gli organizzatori si attivano per reperire veicoli e persone da far figurare come coinvolti nel sinistro, spesso affidandosi ad abili e fidati complici-collaboratori. In questa fase organizzativa è stato riscontrato l’uso di un linguaggio criptico durante i brevi contatti telefonici; nella maggior parte dei casi si parla di “partite di calcio” da organizzare e di difficoltà o meno per la formazione della squadra, con evidente riferimento alle persone da reclutare per i falsi sinistri. Pianificato l’evento, in data ed orario prestabiliti, gli attori si recano sul luogo designato e, dopo aver posizionato le autovetture in modo tale da inscenare una collisione, al solo fine di avvalorarne la credibilità, richiedono l’intervento delle forze dell’ordine i cui rilievi tecnici vengono evitati, dicendo che i veicoli sono stati spostati in quanto c’è pieno accordo tra le parti e che comunque non ci sono feriti. Tuttavia il personale di polizia, una volta intervenuto, non può non dare atto della presenza, sul posto, non solo dei veicoli, ma anche delle persone che vi erano a bordo con relazioni di servizio depositate a sostegno delle richieste risarcitorie. Alla simulazione del sinistro, fa seguito la fase della simulazione delle relative conseguenze dannose sulla persona, (fase) che ha inizio con i falsi sinistrati che si portano in un “pronto soccorso” ove – semplicemente segnalando di essere, poco prima, rimasti coinvolti in un incidente e di avvertire dolori da qualche parte - ottengono prognosi di 3/5 giorni, che costituiscono nient’altro che la base per la costruzione del castello truffaldino, che si sostanzia in certificazioni e referti radiografici provenienti da altri associati, medici e titolari di laboratori radiografici. I medici dei vari “pronto soccorso” sono, evidentemente, una pedina inconsapevole, ma, al contempo, fondamentale del meccanismo delittuoso. Sulla base delle false certificazioni ottenute, i soggetti coinvolti nel sinistro sono assistiti, nelle pratiche risarcitorie, da agenzie d’infortunistica stradale, come la CHINSERVICES, o da legali, come la C. M. T., pienamente intranei al sodalizio criminoso, che avanzano formale richiesta di risarcimento nei confronti delle varie compagnie assicurative. Infine, si è riscontrato che in numerosi casi, grazie al conferimento di apposite procure, l’agenzia d’infortunistica stradale la legale in questione incassano direttamente i risarcimenti dei loro assistiti.
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Emanuele Armentano