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Nuove nascite ad Acquaformosa, Manoccio incentiva "le culle" al posto delle "barriere" In evidenza

Nuove nascite ad Acquaformosa, Manoccio incentiva "le culle" al posto delle "barriere"

ACQUAFORMOSA - «Mentre nell’Europa si erigono muri e si formano barriere con filo spinato, con un odioso ritorno alle tristi esperienze del passato, ad Acquaformosa, in Provincia di Cosenza, aumentano le “culle” che rendono sempre più multiculturale e sempre più accogliente il nostro piccolo borgo». Ad annunciarlo è l'assessore all'Accoglienza del piccolo comune arbëresh Giovanni Manoccio, già sindaco della comunità, che attraverso un nota annuncia le nascite, avvenute ieri presso l’ospedale di Castrovillari, di due bimbi di coppie ospiti del progetto Sprar. Si tratta della piccola Daniela nata ieri mattina da genitori Nigeriani ospiti da pochi mesi ad Acquaformosa, e del piccolo Mohaymine nato ieri pomeriggio da genitori della Costa d’Avorio, ospiti da circa un anno ad Acquaformosa.

«Fra giorni -annuncia ancora Manoccio con orgoglio- nascerà un altro pargoletto da una coppia Somala e, in ultimo, finalmente anche un bimbo Acquaformositano-Africano frutto dell’amore di una ragazza del luogo con un ospite del Ghana». Aumentano così le persone nel piccolo centro per la gioia dell'assessore il quale evidenzia come il risultato di anni di progetti d’accoglienza oggi prenda sempre più forma. Oltre 600, infatti, sono stati gli ospiti accolti nella comunità, da ben 4 continenti e circa 45 nazionalità, oltre alle varie religioni, il tutto sempre “in un contesto che si è distino per la buona capacità di inclusione”.
A questo, da circa un mese, si aggiunge il progetto Sprar per Minori non accompagnati, che ha portato già 7 ospiti nella struttura che porta il nome di “Roberta Lanzino”, tra cui due ragazze minorenni, per un totale di circa sessanta persone accolte nel Paese.
«Continueremo a creare ponti di dialogo di cultura e di accoglienza, relegando i muri a coloro che della paura fanno il loro stile di vita -insiste Manoccio-. Acquaformosa oggi rappresenta un laboratorio di etnie di razze e di religioni in una Calabria sempre più all’avanguardia nella solidarietà e nell’accoglienza. Continueremo -conclude- ad anteporre le nostre meravigliose “culle” agli odiosi ostacoli che si frappongono alle libertà delle persone».

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