Povia a San Lorenzo brucia le gufate di chi si aspettava il fallimento della festa In evidenza
- Scritto da Giuseppe Montone
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- Pubblicato in Esaro Cultura e Spettacolo
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SAN LORENZO DEL VALLO - “Povia chi?“, diceva qualcuno. “Un ex cantante dai testi brutti e sconnessi che di musica non capisce una mazza“, faceva eco il solito saccente arrogante. Dito puntato contro il Comitato festa, infarcito di rappresentanti dell'amministrazione comunale per necessità (visto che gli altri preferiscono parlare e sparlare sui social piuttosto che impegnarsi concretamente!), colpevole, a loro avviso, di aver investito su una figura di secondo piano dopo che negli anni passati sullo stesso palco erano saliti artisti del calibro di Nino D'Angelo, Luca Barbarossa, Marco Masini, Nomadi, e via così.
Nessuno però si è preoccupato delle reali ed oggettive difficoltà incontrate dai coraggiosi membri del Comitato stesso. I "gufi" erano già in agguato, pronti a festeggiare il più clamoroso e preannunciato dei fallimenti. Ma a far saltare il loro goffo e sprovveduto piano ci ha pensato Povia stesso, più maturo e combattivo che mai. Con uno spettacolo esplosivo e coinvolgente che ha sorpreso tutti, nessuno escluso. Un viaggio instancabile attraverso il suo repertorio, senza tuttavia rinunciare a graditi omaggi a Lucio Battisti (Dieci ragazze per me), Pino Daniele (Je so' pazzo) e finanche ad Edoardo Vianello (I Watussi). Da "I bambini fanno oh" fino a "Vorrei avere il becco", passando da "Luca era gay" e "La verità" fino alla recente e discussa "Immigrazia" (tra l'altro ancora inedita e non arrangiata). Il cantautore di origini lombarde ha preso per mano il pubblico che ha affollato piazza Giovanni Paolo II in occasione della tradizionale festa patronale senza concedergli tregua né pausa: tra salti, urla, cori e riuscitissime "collaborazioni". Senza, ovviamente, rinunciare al suo ben noto impegno politico-economico-sociale contro la prepotenza delle banche, contro la soppressione della lira, contro un'Europa fatta solo di maschere e apparenza, contro lo sfruttamento dell'immigrazione, contro Garibaldi e contro chi ha ridotto il Sud nello stato di povertà in cui oggi versa, contro chi lo ha messo ai margini per le posizioni che professa e per le tematiche che affronta nelle sue canzoni. Con buona pace dei detrattori di Povia, costretti, loro malgrado, ad assistere ad un clamoroso trionfo. Di Povia e del Comitato festa. Con tanto di divertente e avvincente partita di calcetto finale (conclusasi con la vittoria di Povia e della sua band). Non prima, però, di aver firmato autografi e scattato foto con tutti. Una disponibilità mai incontrata prima in un'artista di questo livello. Sullo sfondo, immancabile, una velenosa scia di polemica. Tutta colpa, si fa per dire, di uno striscione esposto dai rappresentanti locali di Forza Nuova contro Giovanni Manoccio, ex sindaco di Acquaformosa e attuale delegato regionale all'immigrazione, protagonista, nei giorni scorsi, di un acceso scambio di punti di vista con il cantante. "Via Manoccio dalla Calabria. Stop all'accoglienza business". L'ex sindaco, tuttavia, non gradisce - tanto lo striscione quanto il saluto romano dei militanti di Fn - e parla di "pericoloso campanello di allarme" nonché, bontà sua, di "velate minacce" decidendo addirittura di sporgere denuncia. Provocando lo sconforto - sarcastico - degli esponenti di Forza Nuova non intervenuti al concerto: "Accidenti, ci siamo persi la denuncia! Non è giusto". Un terremoto di punti di vista che invade persino i social, "costringendo" anche lo stesso Povia a chiarire la sua posizione. «La verità? dice - Non mi ero nemmeno accorto dello striscione: vedevo solo un gruppo di ragazzi che cantavano e ballavano sul balcone». A scanso di equivoci, Povia ha poi aggiunto: «Non che me ne frega niente, ma non faccio parte di partiti e non ho tessere: devo precisarlo sempre perché i bimbiminkia e per gli utenti medi culturalmente ritardati. Non ho nessuna idea partitica: faccio i miei concerti esponendo le mie idee e non me ne fotte un cazzo di quel che dice la gente. Ho scelto di essere libero, e questa è l'unica filosofia che adotto. E' stato un bel concerto - conclude - A me è piaciuto». E non solo a Povia. Tutto il resto è noia.
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