Il giocatore: analisi del capolavoro di Fëdor Dostoevskij
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Di grandi opere letterarie, nel corso dei secoli, ne abbiamo potute ammirare molte. Parliamo di magistrali esibizioni linguistiche, storie appassionanti impresse nella nostra memoria. Solo alcune di queste, però, si sono guadagnate il titolo di capolavori, ridefinendo per sempre un genere o, semplicemente, diventando un punto di riferimento indelebile per molti altri autori. Soltanto rimanendo nel secolo scorso, potremmo citare “Il grande Gatsby” di Fitzgerald o “A sangue freddo” di Capote, e la lista potrebbe proseguire a lungo.
Oggi però facciamo un passo indietro, andando a riscoprire uno dei libri più iconici del XIX secolo: “Il giocatore”, di Fëdor Dostoevskij.
Siamo nella Germania del 1800, nella cittadina di Rolettemburg, e Aleksej Ivànovic è un precettore in una famiglia benestante il cui equilibrio precario si appresta ad essere spezzato. L’evento scatenante è l’arrivo di “Baboulinka”, la nonna Antonida Vissilevna che sconvolge i piani del generale, figlio e capofamiglia, che già contava sul patrimonio della madre che avrebbe ereditato con la sua morte. Per sua sfortuna, la donna decide di sperperare gran parte delle sue risorse inguaiando i suoi eredi. Il prezzo da pagare, per Aleksej, è molto più alto di quanto si possa pensare. Il precettore vede il suo ruolo in bilico, a causa dei problemi economici riscontrati dalla famiglia di cui, in modo contorto, fa ormai parte. Di conseguenza, non può più trascorrere il tempo che desidera con l’amata Paolina Aleksàndrovna, figlia del generale.
“Il giocatore” parla anche, forse soprattutto di amore. Lo fa però in una maniera diversa, in cui l’autorialità e le influenze socio-culturali dell’epoca si riversano con prepotenza. Aleksej è fortemente attratto dalla ragazza che però non vede di buon occhio la sua condizione sociale. Ne “Il giocatore”, il confine che divide i rapporti umani dallo strato sociale di appartenenza è molto sottile. Ogni relazione ha uno scopo economico, un fine utilitario ed è per questo che Aleksej, conscio del rifiuto di Paolina, decide di imbarcarsi in un’avventura di vita che lo porterà a Parigi in cerca di fortuna.
Al di là di una straordinaria valenza letteraria, merito di uno scrittore la cui fama è riconosciuta in tutto il globo, il merito più grande de "Il giocatore" è forse quello di essersi guadagnato un posto speciale tra i migliori romanzi ispirati al mondo del gioco. Ed è infatti il gioco a rappresentare un riscatto per Aleksej, a portarlo lontano da luoghi conosciuti e a sfidare se stesso. Il gioco diventa un passatempo, una passione utile anche ad allontanare un senso di inadeguatezza e un’occasione per far sì che la mediocre condizione sociale che lo contraddistingue non diventi una prigione.
Ma per Dostoevskij, all’apparenza, non esiste modo di “redimersi” nella società di allora, di cambiare il corso del proprio destino, e le ricchezze accumulate da Aleksej sono soltanto un goffo tentativo di nascondere la sua mediocrità, quella che Paolina vede e ha sempre visto fin troppo chiaramente. Nel racconto del celebre scrittore russo, però, la saggezza e la lungimiranza non sono prerogativa di chi appartiene a classi sociali più agiate, come Paolina. Anzi, il personaggio più profondo, quello che possiede il coraggio e la caparbietà di compiere un autentico percorso di vita e cambiare a un livello nucleare è proprio Aleksej, che sul finire della vicenda non cede alla tentazione di sperperare tutta la ricchezza accumulata, dimostrando lungimiranza. Se è quindi vero che Dostoevskij pare raccontare la società attraverso un filtro pessimistico e immobilista, “Il giocatore” è una storia di speranza e redenzione. Cambiare, evolversi, sono tutte sfide realizzabili ed esistono valori ben più importanti e preziosi del denaro e del potere.
Anche per questo, il romanzo di Dostoevskij è a tutti gli effetti un capolavoro. Non solo riesce a narrare e denunciare in maniera magistrale le opprimenti strutture socio-culturali dell’epoca, guadagnandosi di diritto un posto tra le opere più importanti e rappresentative del XIX secolo, ma veicola un messaggio la cui valenza non conosce confini temporali. L’amore, l’intraprendenza, la saggezza, sono tutti elementi in grado di cambiarci per sempre e arricchirci come essere umani. Oggi, come allora.
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