Fin dalle prime esplorazioni è emersa una consistente dispersione di ceramica da impasto a cui ne seguì un’altra di alcuni strumenti in pietra scheggiata.
La particolarità di questo sito sta nel fatto che vi è presente un deposito sedimentario stratificato che (sotto accurate indagini) potrebbe chiarire il rapporto tra la cavità e il sito protostorico all’aperto.
Il team che si occuperà degli interventi su tale area è composto da sei archeologi, coordinati dai due coo-direttori Antonella Minelli e Felice Larocca. Suddette operazioni dureranno 30 giorni e interesseranno una superficie di 30 metri quadrati circa.
Gli scavi, che avverranno su concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e che saranno eseguiti da archeologi professionisti dell’Università degli studi di Bari e dell’Università degli studi del Molise, si avvarranno (per l’aspetto tecnico e speleologico) dell’appoggio del personale specializzato del Centro Regionale di Speleologia “Enzo dei Medici” e del gruppo di speleologi “Sparviere”.
Allo stesso tempo, a San Lorenzo Bellizzi sarà impiantato un laboratorio stabile per gli studi e le analisi specialistiche effettuate sul territorio, seguiti poi da istituti ed enti di ricerca nazionali ed esteri.
Naturalmente, questa campagna sarà anche ragione di orgoglio per il patrimonio archeologico calabrese, motivo di interesse per pubblicazioni di carattere scientifico-divulgativo, studi universitari, approfondimenti, nonché frequentazioni sul territorio stesso di San Lorenzo Bellizzi e del Parco Nazionale del Pollino.