San Sosti, assolto il sindaco Vincenzo De Marco
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SAN SOSTI - «Non luogo a procedere per il reato ascritto perché il fatto non costituisce reato». Si chiude così, dopo alcuni anni, la spinosa vicenda che aveva visto sul banco degli imputati il sindaco Vincenzo De Marco per il presunto reato previsto dall’art. 323: abuso d’ufficio con vantaggio a favore d’alcuni e danno a sfavore d’altri.
È stato il Gup, Carmen Ciarcia, nel frattempo designata a presidente di sezione presso il Tribunale di Cosenza, ad emettere la sentenza d’assoluzione per il primo cittadino sansostese. La denuncia, effettuata dall'associazione teatrale "Pronto Soccorso" il 13 febbraio 2018, aveva visto la richiesta di rinvio a giudizio da parte del Pubblico ministero Angela Continisio a giugno del 2019. Nel procedimento penale incardinato, il sindaco De Marco si è avvalso della difesa d’ufficio dell’avvocato Giorgio Pisani, del Foro di Castrovillari, che è riuscito a dimostrare l’assoluta “non colpevolezza del suo assistito”. Secondo i fatti, il sindaco De Marco aveva rilasciato una concessione per la custodia attiva del cinema comunale a favore dell'associazione culturale "I cantori del Pettoruto" per un anno, con obbligo di versare il canone di quaranta euro mensili in favore del Comune e garantire le condizioni di pulizia e igiene. Poi, a febbraio 2018, secondo l’accusa «in difetto di un Regolamento per la gestione del patrimonio immobiliare», prorogava la custodia attiva dello stesso cinema per ulteriori dodici mesi, nonostante la stessa fosse scaduta nel 2015, senza chiedere il versamento della quota e pur essendo stato informato delle condizioni di degrado in cui versava il locale». Secondo la denuncia, inoltre, lasciava inevasa la richiesta dell'Associazione Teatrale "Pronto Soccorso", avente ad oggetto la richiesta di fruire dei medesimi locali. L’accusa parlava, quindi «di aver procurato intenzionalmente un ingiusto vantaggio patrimoniale all’associazione "I cantori del Pettoruto" beneficiaria della concessione e – al contrario – un ingiusto danno ingiusto a quella denominata "Pronto Soccorso". Il Gup, quindi, acquisite le fonti di prova, sentite le dichiarazioni a discolpa dell’imputato; ascoltati i testimoni, ha deciso per l’assoluzione piena perché «il fatto ascritto non costituisce reato».
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