Fagnano, giustizia e verità per la vicenda di Manuel Cesta In evidenza
- Scritto da Alessandro Amodio
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- Pubblicato in Esaro Cronaca
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FAGNANO CASTELLO - Un anno senza Manuel. Un anno trascorso rincorrendo quella “verità e giustizia” che purtroppo non sono ancora arrivate. Un anno che è stato ricordato lo scorso 12 agosto, presenti i familiari, tra cui il nonno ed il papà, nella Chiesa fagnanese dove c’erano tanti cittadini ed anche il sindaco Giulio Tarsitano.
Manuel, pur essendo nato a Melfi (Potenza) e poi trasferito a Novara con la famiglia, era però cresciuto da queste parti, nella frazione “San Lauro” che l’aveva visto sin da piccolo scorrazzare con i pensieri di un ragazzino e poi crescendo con la passione della sua moto. Quella passione che – per uno strano scherzo del destino – è diventata la sua pietra tombale. Era il 12 agosto 2019 quando il povero Manuel percorreva la statale 283 che collega l’Esaro al Tirreno. Pochi attimi ed è il dramma: un terribile scontro frontale con una Renault Clio che percorreva l’arteria in senso opposto con alla guida una giovane fagnanese. I soccorsi che tardano ad arrivare anche per quella “colpevole” zona d’ombra che ancora oggi impedisce i collegamenti telefonici, questione presa in mano ora anche da Giorgio Terranova, ex consigliere comunale di Fagnano Castello, ma soprattutto persona vicina a queste cose che chiede che «siano installati quei ripetitori che potrebbero salvare vite umane». Come quella di Manuel che – per una serie di circostanze negative – è finita su quella lingua d’asfalto che – troppo spesso – si è macchiata di sangue. È il nonno Gerardo Cesta, pensionato di nome ma non di fatto, che non si dà per vinto e che esclama: «Non mi fermerò fino a quando non emergerà la verità!». Troppi lati oscuri ancora intorno a questa vicenda: quella telecamera che aveva sul suo casco, prima “sparita” e poi ritrovata con la successiva perizia; un’interminabile ora e mezza prima che arrivassero i soccorsi; la mancata autopsia e tanti altri aspetti non chiari. Questioni che sono contenute anche nella petizione con duemila firma che nonno Gerardo ha avviato per chiedere “sicurezza per tutti” su quella strada della morte. L’inchiesta, aperta nell’immediatezza dei fatti dalla Procura di Paola, sembra aver avuto un rallentamento nelle indagini. E nonno Gerardo non ci sta, ovviamente chiedendo “chiarezza” e soprattutto che il caso non venga archiviato definitivamente. Proprio per questo ha un importante valore quella petizione promossa in memoria del nipote per chiedere strade più sicure: «Su quella strada sono accaduti tanti incidenti e non c’è neppure copertura telefonica neanche per le chiamate di emergenza, e non ci sono nemmeno le colonnine Sos». L’ultima vita spezzata del giovane centauro ha convinto anche tanti cittadini del posto a reclamare affinché la zona - “non raggiungibile” ancora da coperture telefoniche – lo diventi onde «evitare di allertare in ritardo i soccorsi facendo perdere del tempo prezioso». Ecco perché si chiede «a viva voce» la copertura di questi quindici chilometri almeno da parte di un gestore telefonico, poiché partendo da un certo punto del tracciato fino a Guardia Piemontese paese «fare una telefonata per soccorso o per chiamare normalmente diventa davvero un’impresa». Sui social, infine, tanti pensieri per il povero Manuel, la cui perdita non sarà mai dimenticata dai tanti amici: «È già passato un anno da quel maledetto giorno che ti ha portato via da tutti noi – si legge in uno di essi – mancano le tue risate, le tue facce buffe... Si cerca di farsi forza e continuare la nostra vita perché è questo che vorresti, anche se a volte non sempre si ci riesce come in un giorno come questo dov’è veramente dura affrontare questa dolorosa realtà…». Una realtà dura per tutti, che – si spera – abbia almeno un epilogo giudiziario dal quale emerga soprattutto la verità rispetto a quanto capitato dodici mesi addietro.
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