Calabria e gioco: ecco cosa accade
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Qualche problema "tecnico" per la lotta al gioco d'azzardo patologico in Calabria. Il Tar del Lazio ha infatti bloccato i finanziamenti pubblici previsti dal Ministero della salute a quelle regioni, tra cui proprio la nostra Calabria, che avevano presentato il proprio Piano regionale di contrasto alla ludopatia.
I fondi bloccati alla Calabria sono quantificabili in oltre un milione e seicentomila euro. Il tutto nasce dal ricorso di una importante associazione dei consumatori, il Codacons, dopo che per l'assegnazione dei fondi era mancata completamente la consultazione dell’Osservatorio per la prevenzione della ludopatia. Il presidente dell'associazione, Carlo Rienzi, commentando la vicenda, ha dichiarato che non si vuole in alcun modo contrastare la lotta al gioco d'azzardo ma ulteriormente potenziarla per una maggiore trasparenza sulla destinazione dei finanziamenti in oggetto.
Al di là di questo specifico avvenimento, è fuori discussione che il fenomeno delle scommesse e del gioco d'azzardo sia in costante crescita in Italia. Negli ultimi tre anni infatti, ad eccezione del virtuoso Piemonte, tutte le altre regioni hanno visto crescere il volume di affari dell'industria del "gambling" in modo costante. Il problema non è ovviamente chi gioca in modo limitato, lasciandosi andare soltanto al puntare piccole somme ma chi entra nel vortice della dipendenza e della patologia.
Negli ultimi anni poi, le possibilità di giocare sono aumentate costantemente. Oltre alle tantissime sale slot e centri specializzati nel gioco, sono tantissimi anche i bar e le tabaccherie dove si può giocare senza tralasciare poi tutto il mondo virtuale di internet dove fare scommesse da mobile è possibile a qualsiasi ora del giorno e della notte.
I numeri della Calabria sono letteralmente impressionanti. In primis è la regione d'Italia con più slot machine per numero di abitanti con trenta locali ogni centomila persone. La spesa annua nel 2016 è stata di 575 milioni di euro con un'incidenza su ogni abitante di 296 euro pro capite.
Torna così d'attualità il dibattito tra le forze politiche ed anche il mondo dell'associazionismo sulla positività o meno della scelta di legalizzare scommesse e gioco d'azzardo. Tra proibizionismo e liberalizzazione, la strada intrapresa da enti locali e politica nazionale sembra essere quella di una terza via, una regolamentazione più stringente su orari, luoghi e pubblicità del gioco.
Negli ultimi giorni non stanno mancando le polemiche sui provvedimenti presi da due amministrazioni comunali molto differenti per ragioni geografiche e per numero di abitanti. Stiamo parlando dei comuni di Napoli ed Appignano in provincia di Macerata. Quest'ultimo è arrivato agli onori della cronaca nazionale. I limiti orari imposti sono stati infatti fortemente criticati da Paolo Gioacchini, vicepresidente nazionale e responsabile della Regione Marche di As.Tro Confindustria S.I.T. secondo cui, tra le altre cose "si esasperano le dinamiche di gioco, in primo luogo degli utenti già problematici, per i quali lo stress dell’ora di spegnimento si trasforma in una corsa a giocarsi tutto in fretta, mentre quello dell’attesa dell’accensione provoca l’approccio ad altre scommesse di sorte".
Sicuramente il dibattito non si concluderà qui visto che il tema è molto delicato e coinvolge purtroppo un numero sempre più elevato di persone con implicazioni drammatiche anche sulle loro famiglie.
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