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Calcio: il decreto 36-2023 può decretare la fine del dilettantismo

Antonio Limido, da circa 60 anni nel calcio dilettanti Antonio Limido, da circa 60 anni nel calcio dilettanti

ROGGIANO GRAVINA - Alla luce del nuovo Decreto Legislativo 36/2023, che ha introdotto dallo scorso 1° luglio, novità importanti sul "non dilettantismo" nel calcio, Antonio Limido che per circa 60 anni nella "sua Roggiano" si è dedicato a questo sport in qualità di calciatore, allenatore, dirigente, presidente, ecc., sempre con lo spirito di "dilettante puro e vero", e che ha ricevuto tantissimi vantaggi tranne quelli economici, che l'hanno hanno fatto crescere sotto tutti gli aspetti, critica fortemente il provvedimento di legge e fa le sue aspre considerazioni in merito. 

«Ora i calciatori - afferma - vengono qualificati come: 1) professionisti (Serie A – B – C); 2) Non professionisti (ex dilettanti); 3) Giovani (fino a 16 anni). Questo vuol dire che non ci sarà più la L.N.D. (Lega Nazionale Dilettanti) ma subentrerà la L.N.N.P. (Lega Nazionale Non Professionisti). Tutto ciò, secondo me, comporterà la fine del Dilettantismo e inizierà il Non Professionismo. In altre parole da questo momento, ogni calciatore verrà considerato come un normale lavoratore alle dipendenze della società sportiva e quindi avrà diritto ad ottenere un regolare contratto di lavoro con retribuzione mensile. In altre parole viene legalizzato quello che succedeva nei campionati di "Eccellenza”, di "Promozione” e "1^ categoria”, nei quali si andava avanti con gettoni di presenza mensili da 700 a 1.500 euro e quindi si dava vita a un finto dilettantismo perché si offrivano, sottobanco, somme considerevoli agli atleti. Per questo si viveva in un mondo dove l’ipocrisia era di norma e dove il dilettantismo esisteva solo nelle parole e nei giuramenti. Mi sarei aspettato dei provvedimenti contro questo malcostume. In tempi non sospetti, il sottoscritto ha tentato, era il 2018, con una lettera a tutte le Società calcistiche calabresi, nonché alla Lega calabra, di porre fine a questa indecenza, ma il risultato non fu positivo ed oggi, addirittura, il Ministro dello Sport ha legalizzato questo andazzo distruggendo il "DILETTANTISMO". L'anno scorso, prima dell'inizio del campionato, il sottoscritto, in qualità di Presidente della locale squadra di calcio, diceva che il calcio di oggi sta diventando sempre più “un fatto economico", ma con tutto ciò eravamo riusciti a formare una squadra con puri e veri atleti dilettanti, vincendo anche il campionato di 2a categoria, pur ai playoff. Oggi, purtroppo, con questa legge il calcio "non sta diventando" ma è "diventato solo un fatto economico" e di conseguenza penalizzerà i più deboli, lasciando spazio a chi ha più mezzi economici, più organizzazione o industrie alle spalle. Lo spirito non sarà più della bella gara, ma della vittoria ad ogni costo. Non ci sarà più chi praticherà attività sportiva per diletto, ma lo farà come fonte di sostentamento nella vita. Le feste sportive verranno dominate dai professionisti, categoria disprezzata dal sottoscritto perché amante della tradizione. Per il momento mi fermo qui, ma ritornerò sull’argomento perché ancora c’è da parlare dei contratti, degli svincoli e soprattutto della morte del calcio in molti nostri paesi perchè modestamente mi ritengo una persona che con i fatti ha sempre praticato e creduto nel dilettantismo per i tanti valori che contiene».

 

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