Sanremo 2025, dirige l'orchestra il Maestro Stefano Amato In evidenza
- Per la prima volta un direttore di Spezzano Albanese sul palco dell'Ariston
- Scritto da Emanuele Armentano
- DISQUS_COMMENTS_COUNT:DISQUS_COMMENTS
- dimensione font riduci dimensione font aumenta la dimensione del font
- Pubblicato in Esaro Cultura e Spettacolo
- Letto 2058 volte
- Stampa
SPEZZANO ALBANESE - Il prossimo festival di Sanremo, la 75esima edizione per la precisione, parlerà anche un po' spezzanese. Infatti, alla direzione della prestigiosa orchestra per il brano di Dario Brunori, intitolato “L'albero delle noci”, ci sarà il Maestro Stefano Amato. Il musicista, originario di Spezzano Albanese e figura di rilievo da ormai 15 anni del progetto targato Brunori Sas, è stato chiamato a scrivere le partiture per tutti i componenti dell'orchestra che, dall'11 al 15 febbraio, accompagneranno il brano di Brunori.
Abbiamo raggiunto telefonicamente il Maestro Amato per farci raccontare le emozioni che sta vivendo in questi giorni e in esclusiva ci ha rilasciato le proprie dichiarazioni.
Dirige l'orchestra il maestro Stefano Amato...
Assolutamente sì. È andata così quest'anno!
Penso che sia andata bene...
È andata molto bene ed era una scelta anche dipesa dal fatto che di questo brano, che Dario Brunori ha portato in gara con titolo “L'albero delle noci”, me ne sono preso cura durante le sessioni di registrazione del disco fatte fra giugno e settembre dell'anno scorso. Nel senso che ho curato gli arrangiamenti di archi, come faccio di solito per Dario. In questo brano gli archi sono diventati talmente qualificanti, dal punto di vista della forma della canzone e del rapporto fra testo e musica, che Dario ha deciso di presentarlo a Carlo Conti.
Dopo essere stato accettato a Sanremo, cosa succede?
Succede che Dario mi chiede di fare l'arrangiamento orchestrale per tutto l'organico dell'orchestra sinfonica-ritmica di Sanremo. Ho così dovuto scrivere tutte le parti, anche per la sezione ritmica (batteria, percussioni, basso pianoforte, chitarra acustica, chitarra elettrica) e gli ottoni. È importante sottolineare che il lavoro in studio l'abbiamo fatto con la band. Io qui ho fatto da tramite, nel senso che ho dovuto mettere tutto su pentagramma, per permettere all'orchestra di avere le parti che fossero più autentiche rispetto al lavoro che era stato fatto in studio. Il tutto tradotto per un organico di cinquantacinque elementi.
Non è stato un lavoro semplice...
Assolutamente no. Ci sono volute tre settimane di scrittura intensa. A volte sentivo il produttore Riccardo Sinigallia il quale mi dava dei consigli su come gestire alcune cose. A volte ho fatto anche le cinque del mattino. Diciamo che sono state le vacanze di Natale meno vacanze della mia vita. Chiaramente, quando si parla di una cosa così gigantesca devi avere cura di volere bene a ogni singola nota. Far sì che sia al posto giusto nel momento giusto, con la dinamica giusta e, soprattutto, permettere agli orchestrali, in brevissimo tempo, di entrarvi in sintonia.
Conclusa questa fase, siete partiti per Sanremo per cominciare a fare le prove?
Le prime prove sono state fatte a metà gennaio all'Auditorium del Foro Italico a Roma, quello della Rai dove Morricone registrava le sue colonne sonore, perché a Sanremo si stava ancora costruendo la scenografia. La prima prova di lettura è andata benissimo. La settimana scorsa, invece, siamo stati convocati a Sanremo per fare un paio di prove. È stata una bellissima esperienza quella di Sanremo perché chiaramente quando metti piede nel teatro Ariston, vedi la scenografia prima di tutti, cominci a sentire la poesia che c'è dietro un percorso che hai fatto.
Come è stato sentire suonare da un'orchestra il tuo arrangiamento?
È stata un'emozione enorme. Da premettere che non è la prima esperienza che faccio con l'orchestra. Ho accompagnato Dario più volte negli anni, per esempio qualche anno fa siamo stati ospiti al Teatro Antico di Taormina dove Dario ha ricevuto questo premio letterario che si chiama Taobuk. Lì, per esempio, ho scritto due arrangiamenti dei brani di Dario per l'Orchestra sinfonica siciliana che ho diretto su RAI tre. Poi abbiamo avuto l'esperienza della Fenice di Venezia e anche lì ho scritto due ore e mezza di musica arrangiando in chiave cameristica le canzoni più famose fino all'epoca.
Chiaramente l'orchestra di Sanremo è un'altra cosa perché il festival, più di ogni altro evento, mette d'accordo tutti. Quest'anno compie 75 anni, è seguitissimo visto che sarà anche in mondo visione. È un momento in cui non sono ammessi errori, è comunque una responsabilità storica enorme, perché io sono il direttore che porta Brunori a Sanremo per la prima volta.
Con questa esperienza, ci sarà un prima e un dopo Sanremo?
Probabilmente sì. Ho parlato in questi giorni anche con qualche altro collega direttore d'orchestra che c'era già stato negli anni precedenti e mi hanno confermato che dal punto di vista professionale, se ti trovi lì a fare certe cose e le fai bene, è un momento che sicuramente viene tenuto in considerazione dalle case discografiche e possono arrivare proposte professionali di ogni tipo. Noi eravamo già stati al Teatro Ariston per il Premio Tenco. Ma non è la stessa cosa a livello di risonanza mediatica.
Chi è oggi Stefano Amato?
È una persona che prende la musica molto seriamente perché, in generale, non ho mai fatto musica per questioni di successo o di fama, ma ho deciso da giovanissimo di sposare una causa che è quella di rendere più bello il mondo intorno a me. Lo faccio sempre con grandissimo rispetto verso quello che è il linguaggio che poi è anche la forma canzone insieme a Dario e mi ritengo ancora oggi un umilissimo servitore della musica e del mistero che probabilmente si porta dietro, in quella dimensione estetica e indecifrabile, in qualche modo magica, che continua a farsi strada verso di me.
Ho avuto un sacco di esperienze di musica da camera, di orchestra e anche di concerti che hanno abbracciato generi più disparati, dalla musica jazz a cose più sperimentali. E grazie a Dario mi sono trovato anche a lavorare a colonne sonore che poi hanno avuto riconoscimenti importanti come il Ciak d'Oro, il Nastro d'argento. L'ho sempre fatto con uno spirito molto diverso da quello di essere assetato di fama o di successo, perché a un certo punto della mia vita mi sono reso conto che non avrei potuto fare altro che questo. Oggi sento ancora quella sana spinta di quando ero ragazzino che partiva da Spezzano Albanese per andare in Conservatorio. Diciamo che quello spirito e quella magia non mi hanno abbandonato e che, probabilmente, continuano ad alimentare quotidianamente la mia ricerca, perché se decidi di fare musica decidi di fare ricerca tutta la vita. Devo ringraziare Dario perché mi dà la possibilità di essere me stesso, di fare le cose che musicalmente più mi appassionano seguendo il suo percorso di cantautore.
Parlavi di quella passione che da Spezzano ti faceva partire per andare in conservatorio. Tu prima di cominciare con il conservatorio hai iniziato a suonare la chitarra...
Assolutamente sì!
Al Conservatorio invece hai studiato violoncello...
In quegli anni lì ho intrapreso questo percorso con il maestro Spiro Pano, a cui sono molto affezionato perché mi ha dato i natali dal punto di vista musicale, è stata la persona che mi ha fatto affezionare, prima di ogni altra, allo studio della musica in generale. Lui insegnava chitarra, però dopo pochi anni disse ai miei genitori che avevo un particolare talento e che sarei dovuto andare in Conservatorio. La scelta del violoncello è stata motivata dal fatto che, casualmente, l'ho visto e l'ho sentito suonare e mi sono innamorato di questo strumento ad arco, dai suoni gravi e profondi. E siccome l'intenzione era quella di affidarmi allo studio della musica classica e della musica da camera, mi sembrava una giusta scelta rispetto anche al fatto che da piccolo ero molto appassionato di quel linguaggio più accademico.
Però non ti sei fermato al violoncello. Hai preso in mano anche altri strumenti quali il mandolino, il basso...
Assolutamente sì. Il fatto di suonare altri strumenti in un certo senso è generato da circostanze che sono anche fortuite, nel senso che a un certo punto per esempio c'era da suonare altre cose e io ho avuto il coraggio, e anche la voglia, di mettermi in gioco e l'ho fatto in un periodo in cui ero più che mai consapevole del fatto che comunque gli strumenti sono un mezzo per definire ancora meglio il linguaggio musica.
Mi ricordo bene quando qualcuno mi chiese di scrivere musica per piccoli organici. In Conservatorio non ho mai avuto un percorso di studi di composizione o di direzione d'orchestra, però mi sono reso conto che ero talmente appassionato della scrittura, del linguaggio, del pentagramma che ho deciso di mettermi in gioco, scoprendo di avere una certa attitudine. Questo mi dava una grandissima soddisfazione e chiaramente la capacità è connaturata dal fatto che suono diversi strumenti.
Un'esperienza che ti ha portato sul palco di Sanremo, cosa succederà lì?
Io sto accompagnando Dario con il brano in gara, però venerdì sera, la serata delle cover, diventerò musicista perché Dario ci ha tenuto a invitare la sua band storica sul palco del teatro Ariston. Suoneremo 4 sere su 5, perché la seconda e la terza serata saranno dedicate e far esibire gli artisti in gara in due gruppi da 15, pertanto potremmo capitare in una o nell'altra. Venerdì suonerò sul palco per la cover e sabato per la finale dirigerò nuovamente l'orchestra.
Puoi dire qualcosa rispetto alla canzone in gara?
Si tratta di un brano molto orchestrale, con un testo, secondo me, molto prezioso, che parla di tante cose, anche della Calabria. Ma soprattutto dell'essere diventati genitori, con tutte le luci e le ombre che questo comporta.
Parlando ancora di Calabria, che cos'è Spezzano Albanese?
Per me Spezzano è il luogo dei ricordi, dell'adolescenza, delle amicizie che durano per sempre perché si sono formate in un periodo della vita fondamentale per la tua relazione con il mondo. È il luogo in cui quando andavo in giro mi dicevano: ma tu chi sei? Il figlio del professore Amato? È il luogo in cui sognavamo quello che c'era fuori dalla Provincia, quando negli anni 90 si fantasticava su come potesse essere il mondo fuori da Spezzano. E probabilmente alla fine ce ne importava poco, perché stavamo bene lì, perché il paese, secondo me, è un bellissimo luogo dove vivere, perché ti senti protetto, perché senti di avere uno scopo nel paese. Sebbene abbia frequentato molto poco il paese negli ultimi anni, per questioni di lavoro, quando mi capita di fare una passeggiata, di stare in piazza e di salutare qualcuno è come se vedessi me stesso ragazzino che giocava alla villetta. Devo dire che è una sensazione che mi emoziona molto il fatto di ricordarmi di quei luoghi in quegli anni e penso che ancora oggi influisca su quello che sono diventato, intanto come persona. La paura, per esempio, quando vengo è quella di non riconoscerla più la mia Spezzano e le domande che mi faccio sono: potrei non riconoscerla più perché sono cresciuto o perché Spezzano è cambiata? Io spero sempre che sia la prima, perché vorrei che la Spezzano che ricordo non cambiasse mai.
Abbonati a dirittodicronaca.it
Caro lettore, cara lettrice,
ci rivolgiamo a te sottovoce, per sottolineare il senso di gratitudine che, con il tuo continuo interesse, hai dimostrato durante questi anni di attività ininterrotta di informazione che DIRITTO DI CRONACA ha gratuitamente garantito sul Territorio dal 2009. A giugno 2020, nel pieno della pandemia, abbiamo chiesto un sostegno economico libero per far fronte a nuovi oneri economici e poter garantire il servizio di informazione. I risultati, purtroppo, non sono bastati a coprire tutte le spese. A quei pochi sostenitori, però, va il nostro profondo senso di gratitudine e di riconoscenza.
Quanto fatto potrà avere un seguito solo se ogni utente lo vorrà davvero, dimostrandolo fattivamente, anche se in maniera puramente simbolica: sostenendoci con l'irrisorio contributo di un solo caffè al mese. Questo darà la possibilità di accedere a tutti i contenuti della nostra piattaforma di informazione, che sarà resa più fruibile e più "smart" e arricchita di nuovi approfondimenti e nuove rubriche che abbiamo in cantiere da tempo ma che non abbiamo potuto realizzare per carenza di fondi.
Ti ringraziamo di vero cuore sin d'ora per quello che farai per sostenere Diritto Di Cronaca.
NON STACCARCI LA SPINA... AIUTACI A MANTENERTI SEMPRE INFORMATO!
Emanuele Armentano