Eppur non si muove. Lo strano destino di una sanità che ci scappa di mano
- Scritto da Enrico Tricanico
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- Pubblicato in Parresia
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La ricostruzione che abbiamo portato avanti in queste settimane ha provato a rimettere ordine in una vicenda che, tra silenzi e opacità, ha finito per confondere e disorientare anche i più attenti: la lenta ma inesorabile dissoluzione dell’ex Ospedale "Pasteur" di San Marco Argentano.
L'ultimo Atto Aziendale dell'ASP di Cosenza ha certificato lo smantellamento definitivo dei servizi sanitari sul territorio, ma nessuno, tra i rappresentanti istituzionali della Valle dell'Esaro, ha mosso obiezioni. Anzi, nella delibera dell’ASP che accompagna l’Atto, si legge addirittura che la nuova organizzazione sanitaria è stata accolta con "apprezzamento" da parte dei sindaci. A rappresentare il territorio in quella sede c'era proprio la sindaca di San Marco, in qualità di capofila dell'Ambito Territoriale del Distretto Socio-Assistenziale.
Proprio questioni legate al ruolo di capofila sembrerebbero fare da retroscena alla decisione di localizzare la Casa di Comunità Hub nel comune di Roggiano Gravina. Una decisione di matrice chiaramente politica, avallata dai vertici regionali, che riflette il tentativo di spostare il baricentro territoriale della Valle dell’Esaro da San Marco a Roggiano. Non ne fa segreto lo stesso sindaco di Roggiano, che ha recentemente concesso all'ASP alcuni locali comunali per evitare lo spostamento temporaneo a San Marco Argentano di alcuni servizi erogati, come ha tenuto a precisare esplicitamente in una nota. Tale spostamento sarebbe stato necessario a seguito dell’imminente avvio dei lavori in Contrada Cardoso, dove sorgerà la Casa di Comunità Hub, ma il sindaco si è adoperato per farli rimanere nei confini comunali. Un gesto eloquente, che racconta molto del clima tra gli amministratori dei due comuni.
In questi giorni, l'amministrazione comunale di San Marco ha voluto riprendersi il suo posto nella discussione, provando a minimizzare le criticità rilevate in questa rubrica. Lo ha fatto con il solito modus operandi, senza esporsi troppo e senza portare avanti rivendicazioni, rifugiandosi nel consueto comunicato narcotizzante in cui si elencano una serie di incontri istituzionali avvenuti a inizio aprile (con la consigliera regionale Straface e con il direttore sanitario dell’ASP di Cosenza). Come se bastasse una chiacchierata pomeridiana per poter dire di aver difeso il territorio.
Ma la sostanza è un'altra: quegli incontri sono avvenuti dopo che le decisioni fondamentali erano già state prese e avallate. Nel comunicato, nessuna parola viene spesa sul motivo per cui l'Atto Aziendale è stato approvato senza obiezioni da parte dei sindaci. Nessuna presa di posizione concreta viene assunta in merito alla probabilissima chiusura del laboratorio analisi o alla chiusura del Punto di Primo Intervento. Al contrario, si legge con enfasi della soddisfazione per l'avanzamento dei lavori dell’AFT, ma senza dire che quei locali rischiano di ospitare un bel niente, visto che la maggior parte dei medici presenti nel Distretto (ben 18) si è già associata in un’AFT autonoma.
Neppure una parola sulla Casa di Comunità a Roggiano o sul finanziamento di 8 milioni di euro per l’ammodernamento strutturale dell’ex ospedale, ancora ostaggio di qualche funzionario dell’ASP e della negligenza istituzionale.
Si vivrebbe una situazione sicuramente diversa se avessimo assistito a meno foto di rito e più risposte reali. La politica dei comunicati rassicuranti ha fatto il suo tempo: è proprio questa retorica, fatta di incontri "proficui" e promesse "di vigilanza", che ha accompagnato e coperto per anni lo svuotamento del Pasteur. Ora che i nodi sono venuti al pettine, si cerca di coprire i silenzi del passato con il solito, formale, attivismo “militante”.
Infatti, mentre il destino dei servizi sanitari appare segnato, chi ha avuto modo di contrastare questi processi e non l’ha fatto, da un lato elogia l’ASP e dall’altro si prepara a sfilare a Catanzaro nella manifestazione "Sanità, Calabria alza la testa", promossa dalla CGIL per il prossimo 10 maggio. La sindaca di San Marco ha infatti ufficializzato la sua adesione formale ad un corteo che si vorrebbe composto da incendiari, ma che si sta rapidamente trasformando in una parata di pompieri, per non dire una grande passerella elettorale in vista delle prossime regionali.
Intanto, mentre ci lasciamo distrarre da incontri, promesse e rassicurazioni, la sanità continua a scapparci di mano. Il tavolo si riassetta, ma le carte restano sempre le stesse: due bianche e una nera. Siamo finiti in una partita a tre carte, dove la salute dei cittadini è la posta in gioco, la carta che ci inducono a seguire è quella sbagliata ed il banco, naturalmente, vince sempre.
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