Se due stelle si incontrano... In evidenza
- Scritto da Domenico Marcello Gerbasi
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Tutti noi abbiamo un appuntamento nel 2018, cui non possiamo mancare. Esattamente nella primavera di quell'anno ci sarà uno degli eventi più sconvolgenti della storia dell’universo. Il mondo dell’astronomia è già in fibrillazione: due stelle si incontreranno e ciò che accadrà si preannuncia straordinario. Infatti, una stella Pulsar, cioè una pallottola di materia iperdensa che ha la sfacciataggine di contenere in soli 20 km di diametro una massa quasi due volte quella del nostro beneamato Sole e che gli astronomi hanno battezzato J2032+4127, più brevemente J20132, avrà un incontro ravvicinato con una delle stelle più brillanti della nostra galassia MT91213, o semplicemente “Be" per gli amici.
Quest’ultima, altro non è che una stella molto brillante, è circondata da un alone esteso di polveri e gas ed emette potenti venti stellari, non per meteorismo galattico, ma per la particolare conformazione della sua materia.
Dove si trova? Gli astro-scienziati dicono in direzione della costellazione del Cigno, in fondo a sinistra, o più o meno giù di lì.
Ebbene gli studiosi hanno scoperto che la Pulsar ruota attorno a Be in un sistema chiamato “binario”, compiendo un’orbita, cioè una traiettoria ellittica completa in 25 anni.
Ma la cosa davvero sconvolgente è che nei primi mesi del 2018 la nostra J20132 abbraccerà letteralmente la seconda stella, attraversando il suo disco di luce, polveri e gas.
Ciò che accadrà sarà meraviglioso e soprattutto mai visto da occhio, o telescopio, umano: ci sarà una pioggia luminescente di energia che si tradurrà in radiazioni elettromagnetiche e poi qualcos'altro che nessuno può per ora prevedere con certezza.
Forse la Pulsar semplicemente si spegnerà oppure emetterà dei venti energetici scintillanti, illuminando le profondità del vuoto cosmico in una meraviglia pirotecnica. Ciò che accadrà davvero, per ora possiamo solo immaginarlo, ma, per la prima volta, riusciremo a vederlo in un dato momento nel prossimo futuro!
Fin qui la cosa mi incuriosisce, certo, ma non mi entusiasma più di tanto, devo ammetterlo, forse perché non credo di aver ben capito tutto a fondo: il mondo dell’astrofisica lo descrivono da sempre in maniera troppo complicata da risultare spesso incomprensibile ai più, me compreso.
In verità ciò che ha attratto davvero la mia attenzione è stato scoprire un mistero che si cela dietro questo evento di per sé già straordinario: l’enigma del tempo.
Sì, proprio così: in realtà la Pulsar J2032 è stata individuata a 5000 anni luce da casa nostra, cioè dal bel pianeta azzurro chiamato Terra, e ciò vuol dire in altre parole che, facendo i guardoni da quel potente buco della serratura che spia i meandri dell’universo chiamato telescopio, noi oggi vediamo in realtà la luce emessa dalla stella J20132 ben 5000 mila anni fa.
Infatti la luce impiega proprio 5000 anni luce per attraversare il nulla cosmico fino ad infilarsi nelle due lenti del telescopio e risultare visibile nella retina dell’occhio dell’osservatore terrestre (mica male per una stellina dal nome così ridicolo).
Immaginate che su J20132 ci sia stato un paparazzo alieno che 5000 anni fa scattò una foto col flash: ebbene, noi potremmo osservare il lampo del suo flash solo oggi, vista la distanza, ma il paparazzo sarà già bello che defunto.
E quindi, direte voi?
Beh, quindi il fatale incontro tra le due stelle che noi vedremo fra 2 anni, vale a dire nella primavera del 2018, se i calcoli degli scienziati sono esatti ( e di solito lo sono), sarà né più e né meno di ciò che è già avvenuto 5000 anni fa, proprio come il flash del paparazzo nell’esempio di prima.
In pratica nell’attimo preciso in cui vedremo la collisione dei due corpi celesti, avremo la triste consapevolezza che questo stesso fenomeno non esiste, perché ciò è già successo 5000 anni prima. Un po’ frustrante, non credete?
Però si comprende bene che osservando le stelle lontanissime da un potente cannocchiale si viaggia nello spazio e (miracolo!) anche nel tempo. Già Galileo, nei primi anni del 1600, intuì che quello strumento con due lenti era straordinario, ma ebbe non pochi problemi a spiegarlo a tutti.
Beh, non so a voi, ma a me questo fatto di trovarmi in mezzo tra un evento già bello e accaduto ma che potrà rendersi reale e visibile solo fra due anni, disorienta e mi intriga nello stesso tempo.
E’ una meravigliosa e, direi, luminosa metafora che mi fa capire ancora una volta che non tutto ciò che crediamo sia reale esiste per davvero e, nello stesso tempo, che non è ancora giunto il momento per comprendere ciò che è davvero reale...
E io che ci ho messo anni per sforzarmi di interpretare al meglio l’antico insegnamento orientale di vivere il momento presente, perché né il passato né il futuro esistono… Tutto inutile.
Questo fenomeno celeste, sul più bello, scombina le carte e ci dimostra scientificamente che i nostri sensi possono ingannare e che, ancora una volta, per non rischiare di percorrere false strade, dobbiamo paradossalmente dubitare di tutto per non fare la brutta figura di sembrare solo dei primati ignoranti e con la cravatta.
“Dubium sapientiae initium”, ovvero “ il dubbio è l’inizio della conoscenza", per dirla come Cartesio che dell'argomento se ne intendeva.
Ah, dimenticavo: vi state chiedendo cosa c’entra questa foto col discorso scientifico-filosofico appena enunciato.
Essa ritrae Paul McCartney e David Gilmour, leaders dei Beatles e Pink Floyd rispettivamente, ad un concerto dei Rolling Stones di molti anni fa, esattamente nel 1976, ma qualcuno dice che il concerto cui assistevano in realtà fosse dei Led Zeppelin. Conta poco.
Quello che conta è che si tratta dell’incontro di due stelle del passato, appunto, ma sempre attuali.
Dr Domenico Marcello Gerbasi
Responsabile S.S.D. di Senologia / Clinical Director of Breast Unit
Dipartimento Chirurgico / Department of Surgery
Azienda Ospedaliera "Bolognini" / "Bolognini" Hospital
Seriate, Italy
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