La politica, così vituperata, pur con “qualche” ragione, può anche regalarci uomini coerenti e battaglieri. Sicuramente esempio di tale coerenza è stato Marco Pannella, che ci ha lasciato il 19 Maggio scorso. Marco Pannella è stato, dagli anni Settanta fino al suo ultimo respiro, un uomo coraggioso e controcorrente, capace di scuotere le coscienze di un’Italia borghese, bigotta e clericale. Lottando per uno dei principi della nostra costituzione: la laicità dello Stato. Al di là del nostro intimo sentire è questa la verità: lo Stato italiano è laico, Marco Pannella più volte ce l’ha ricordato. Lottando e difendendo quella laicità di cui tutti facciamo uso. Aveva 86anni. Era malato. Gravemente. Ma restava ironico, coerente, in qualche modo istrionico. Il suo ultimo messaggio: “Continuate”. Quasi evangelico. Un evangelismo laico. Libero. Sue le battaglie per il divorzio, l’aborto, la legalizzazione della cannabis (per questo fu anche arrestato: aveva distribuito marijuana, atto provocatorio, di “disobbedienza civile”, come lo stesso Pannella lo definì, contro il proibizionismo), il diritto ad una morte dignitosa, il referendum sul nucleare, le condizione delle carceri, dei detenuti, una sua costante. Ha scosso la politica italiana, il suo provincialismo feroce, e le nostre coscienze a suon di referendum e scioperi della fame e della sete. Sua anche la provocatoria (e forse discutibile, ma sicuramente abbiamo visto di peggio) scelta di far entrare in politica Ilona Staller e Moana Pozzi. Ha stupito, ha indignato, sicuramente ha cambiato la storia del nostro Paese. La coerenza sui diritti civili non è mai diventata coerenza ideologica: era un radicale, liberista, libertario, un po’ a destra un po’ a sinistra, con qualunque schieramento potesse appoggiare le sue battaglie, renderle realizzabili, del tutto indifferente al resto. Chi vi scrive ha un’altra idea della politica: mi schiero, sempre, e da un’unica parte. Chi vi scrive, pur convinta della “giustezza” ideologica, dello stare, liberamente, da una parte o dall’altra, non può non riconoscere in questo oscillare pannelliano l’essenza delle sue battaglie: l’importante era realizzarle. Rendere concreto quel concetto di libertà ancora troppo aleatorio. E allora grazie caro Marco. Grazie per il divorzio. Grazie per l’aborto. Grazie per l’attenzione agli ultimi. Ai detenuti. Alle donne. Grazie per aver lottato per una morte dignitosa. Per il referendum sul nucleare. Per aver lottato per la legalizzazione della cannabis. Per tutti i diritti civili che testardamente hai difeso. Per non esserti arreso. Mai. La società italiana ti deve tanto. Ciao, Marco (Pannella).