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Comportamenti sociali in tempo di coronavirus

Di atteggiamenti sociali, che cambiano in virtù “delle mode del momento”, ormai non se ne contano più. Il caso del coronavirus, purtroppo, entra a pieno titolo, come conseguenza, in uno dei più grandi comportamenti umani che, a mio avviso, descrive minuziosamente la fragilità della nostra psiche. Giusto per fare un po' di cronaca, mi piace ricordare che l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) fissa l'8 dicembre 2019 come data d'inizio di quella che è diventata una pandemia e che, ad oggi, solo in Italia ha ucciso circa 2200 persone, soprattutto in provincia di Bergamo.

Quando i processi di cambiamento partono da preti coraggiosi

Ci sono posti, nel mondo, geograficamente “sperduti” eppure pieni di vita. Una vita propulsiva che genera coscienze forti, capaci di cambiare il corso delle cose e, a volte, il Mondo. La storia ci insegna come i grandi cambiamenti abbiano avuto origine da processi lenti ma costanti, che tanto ricordano l'antica melodia latina del “gutta cavat lapidem”. E così, l'umanità, attraverso il flusso del suo tempo, ha scritto pagine di storia che, da sempre, vengono studiate sui banchi di scuola. E spesso (ma non sempre) la penna che imprime l'inchiostro sulla carta del tempo è tenuta in mano da “maledetti inconsapevoli”, incapaci di immaginare le ripercussioni future di certe azioni (negative o positive che siano). A volte accade anche che «Tutti sanno che una cosa è impossibile da realizzare, finché arriva uno sprovveduto che non lo sa e la inventa» (Albert Einstein) con tutto quanto ne consegue. Ad averne di tali sprovveduti per cambiare seriamente le cose, ma non è facile! C'è, però, da un anno a questa parte, qualcosa che, in tal senso, si muove con coraggiosa sfrontatezza.

De rustica progenie... pianga se stesso

“Chi è causa del suo mal pianga se stesso”. “De rustica progenie, semper villana fuit” (Chi discese da stirpe “rustica”, sempre rozzo rimase). Sono questi i “motivi” che mi accompagnano nel cammino della vita, da sempre. La prima frase risuona sempre come un monito a “rigare diritto”, mentre la seconda come un'ancora di salvezza là dove l'umana ragione non riesce ad arrivare. Una premessa un po' inusuale per una riflessione che, probabilmente, arriverà a toccare la sensibilità di tutti i lettori.

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