Un voto al referendum quale atto di speranza
L'approvazione quasi certa del referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari (da 945 a 600) di serio non cambierà niente, considerato che la riforma voluta da Casaleggio e Beppe Grillo non risolve alcun problema strutturale dello Stato, né tanto meno la riduzione dei parlamentari comporterà un risparmio significativo, incidendo per lo 0,007% sulla spesa pubblica pari al costo di un caffè all'anno per ogni cittadino italiano.
Per cui votando per il Sì, viene legittimato il qualunquismo grillino, assolutamente bisognoso in questo momento di esibire “un trofeo” che possa rallentare il proprio trend di declino nei consensi, oltre che rafforzare un governo che ha già notevolmente compromesso il nostro futuro, mentre gli oppositori alla modifica costituzionale, inconsapevolmente, rinvigoriscono un ceto politico penoso che non vuole per nessuna ragione mollare le poltrone, strumentalizzando, artatamente, come sempre (da almeno 50 anni), di voler difendere i valori della Costituzione, il Parlamentarismo, il pluralismo democratico e bla bla bla.
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