San Marco, sepolto il corpo ancora senza identità In evidenza
- Scritto da Alessandro Amodio
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- Pubblicato in Esaro Cronaca
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SAN MARCO ARGENTANO - Ormai è diventato un vero e proprio mistero. Il cadavere quasi in stato di decomposizione trovato al Cerreto di San Marco Argentano nel pomeriggio di venerdì 9 ottobre non ha ancora un nome.
L’autopsia è stata effettuata in settimana ma per scoprirne l’identità ci vorrà probabilmente fine mese. La comunicazione è arrivata al sindaco di San Marco Argentano, Virginia Mariotti, che - saputo dell’esame autoptico - ha dovuto predisporre subito dopo, quale autorità sanitaria pubblica, la tumulazione del povero corpo davvero non riconoscibile poiché ritrovato nel territorio di sua competenza. Solo dopo gli inquirenti, che stanno avanzando al momento solo delle ipotesi, potranno dare delle risposte che anche l’opinione pubblica attende: l’età presunta del povero disgraziato trovato in quel querceto, da quanto tempo poteva essere lì e soprattutto perché è stato trovato cadavere in quel posto. Ci è arrivato da solo o – ipotesi che si starebbe facendo strada – vi è stato gettato già cadavere da qualcuno? Le poche certezze riguardano il sesso maschile e che lo stesso è stato ritrovato dal proprietario d’un bosco situato nel comune sammarchese ma praticamente al confine con il Farneto di Roggiano Gravina. «L’uomo ritrovato non è identificabile, né è possibile stabilire la causa della morte». Questa era stata la stringata dichiarazione del capitano Oscar Caruso, comandante della Compagnia di San Marco Argentano, subito dopo il ritrovamento del corpo nella località agreste da parte di alcune pattuglie dell’Arma giunte per un sopralluogo piuttosto prolungato sul posto del rinvenimento. Per il resto, non sarà semplice – almeno secondo le notizie attuali – scoprirne l’identità. Sulla carnagione scura, poi, una prima ipotesi parla di un possibile extracomunitario ma l’annerimento del corpo potrebbe essere dovuto al tempo, al momento non quantificabile, in cui è rimasto riverso in quel bosco e quindi anche a fattori esterni. Ad oltre dieci giorni dalla macabra scoperta, resta purtroppo l’interrogativo nella gente del posto che continua ad essere sbigottita per il ritrovamento di questo cadavere. Resta, in sostanza, un enigma da decifrare. E il riserbo degli inquirenti si spiegherebbe per la situazione particolare alla quale si trovano di fronte. Mai - a memoria d’uomo - si ricorda un episodio del genere da queste parti e forse questo non fa altro che aumentare le difficoltà oggettive delle indagini. I dubbi potrebbero essere dissipati solo il risultato dell’autopsia, perché è davvero molto probabile che solo avendo quegli “anelli ancora mancanti” alla catena indiziaria gli inquirenti potrebbero ricomporre un puzzle davvero intricato. Infine, in attesa che l’attuale rompicapo in mano agli investigatori dell’Arma che stanno lavorando di concerto con la Procura cosentina si dipani, s’indaga anche su presunte denunce di scomparsa avvenute in zona o comunque all’interno della provincia. che potrebbero aprire uno spiraglio per arrivare ad una conclusione che, oggi come oggi, appare ancora lontana.
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