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Alcide Simonetti

Alcide Simonetti

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Alta velocità a Tarsia: non perdiamo il treno!

È passata quasi sotto silenzio la notizia che il PNRR (piano nazionale di ripresa e resilienza), predisposto dal Governo Draghi, preveda il passaggio dell'Alta velocità nel nostro territorio. Si tratta di un progetto rivoluzionario, del costo di circa 20 miliardi, che dovrà realizzare una nuova linea ferroviaria di “alta velocità” (300 km/h) che percorrerà il tragitto da Salerno a Reggio Calabria seguendo l’autostrada del Mediterraneo, deviando da Praia per Tarsia (collegamento con la linea jonica) e passando per Cosenza.

Pino Chimenti, l'estro creativo di un artista andato via troppo presto

Spezzano Albanese piange per l'improvvisa scomparsa di Pino Chimenti (68 anni), artista, pittore considerato dalla critica tra i maggiori nel panorama internazionale dell'arte contemporanea. Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Urbino sotto la guida di Concetto Pozzati. I suoi esordi artistici risalgono alla metà degli anni Settanta.
Nel 1985 la svolta, a seguito dell'inserimento da parte Gillo Dorfles (famoso critico d'arte) del pittore arbëresh tra gli artisti scelti dalla critica nel Catalogo dell’arte moderna italiana Mondadori.

La riabilitazione di Dante Alighieri

Dante Alighieri non fu soltanto un poeta e letterato, ma anche un uomo d'azione e politico, peraltro, di rilievo nella Firenze della fine del XIII secolo, città in piena espansione economica; capitale, ormai, della finanza europea; sede delle maggiori banche come quella dei Bardi, dei Peruzzi, degli Acciaiuoli e degli Albizzi che, all'epoca, erano in grado di finanziare città, Stati ed Imperi. In quella Firenze, in pieno fermento economico, sviluppo urbanistico, dinamismo sociale, un vero e proprio cantiere a cielo aperto, dove circolava un fiume di denaro, il giovane Poeta giocò un ruolo principale nella complicata vita politica della città guelfa corrotta, ormai, dalla cupidigia del potere e della ricchezza come lo stesso Dante stigmatizzò nel XV Canto del Paradiso con le parole severe di Cacciaguida, suo avo.

A 100 anni dal Congresso di Livorno, ricordiamo la figura dello spezzanese Giovanni Rinaldi

Nell'anniversario dei cento anni della nascita del Partito Comunista Italiano giova ricordare che, anche, uno spezzanese giocò un ruolo in quelle vicende, oltre che in quelle successive, consolidando, con la sua azione politica, quella storica scelta di rottura che segnò il destino della Sinistra Italiana.
Come è noto, il 21 gennaio 1921 si concluse il Congresso di Livorno (XVII Congresso del Partito Socialista Italiano) con la scissione della componente comunista che diede vita al Partito Comunista d'Italia. Tra i protagonisti della storica divisione (anche se non partecipò ai lavori personalmente) fu lo spezzanese Giovanni Rinaldi (segretario, all'epoca, della sezione del partito socialista), il quale, comunque, già nel 1920 (tra i pochissimi in Calabria), dopo il II congresso del Comintern, aderì all'Internazionale Comunista, partecipando alla conferenza di Milano (autunno 1920) che rappresentò il preambolo del costituendo partito comunista in Italia.

Il Governo che verrà

Nessuna alternativa seria e concreta esiste, medio- tempore, al “Governo Conte 2”, atteso che la Pandemia, rappresentando il maggior alleato “dell'avvocato del popolo”, fa scudo ad ogni potenziale manovra politica per collocarlo a riposo.
Perciò la verifica promossa, in modo tendenzioso, da Italia Viva potrebbe trasformarsi in un'opportunità della maggioranza parlamentare che sostiene il “Governo giallo-rosso” per fare il punto della situazione in considerazione del mutamento del quadro politico generale (vedi elezioni Usa; Vaccino), ma, soprattutto, definire un piano delle misure importanti che il paese dovrà adottare nei prossimi mesi.

Un voto al referendum quale atto di speranza

L'approvazione quasi certa del referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari (da 945 a 600) di serio non cambierà niente, considerato che la riforma voluta da Casaleggio e Beppe Grillo non risolve alcun problema strutturale dello Stato, né tanto meno la riduzione dei parlamentari comporterà un risparmio significativo, incidendo per lo 0,007% sulla spesa pubblica pari al costo di un caffè all'anno per ogni cittadino italiano.
Per cui votando per il Sì, viene legittimato il qualunquismo grillino, assolutamente bisognoso in questo momento di esibire “un trofeo” che possa rallentare il proprio trend di declino nei consensi, oltre che rafforzare un governo che ha già notevolmente compromesso il nostro futuro, mentre gli oppositori alla modifica costituzionale, inconsapevolmente, rinvigoriscono un ceto politico penoso che non vuole per nessuna ragione mollare le poltrone, strumentalizzando, artatamente, come sempre (da almeno 50 anni), di voler difendere i valori della Costituzione, il Parlamentarismo, il pluralismo democratico e bla bla bla.

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