Il viaggio di Bruni fra le sponde della "Commedia Divina"
Nel mezzo del cammino si approda sempre a Dante. Dante il pagano. Dante il divino. Il divino è già dentro il celestiale. Spesso si dimentica che Dante è il paradosso degli equivoci della sua epoca. Quando il celestiale sopraggiunge è perché non riconosce più la sua epoca come Terra di porto e di sale, ma una imbarazzante strategia di luoghi non della saggezza ma dei poteri. Il Dante dei poteri perduti. Il Dante che ritrova l’incipit dell’oblio per andare oltre, oltre la lingua, oltre la monarchia, oltre la teologia costruita per esercitare quel potere cercato che lo condurrà per mera leggerezza ad un esilio d’anima e di corpo. Il tempo del divino non dovrebbe mai essere il tempo di una commedia.
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