Nuove geografie politiche per non... morire!
- Scritto da Alcide Simonetti
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- Pubblicato in Controcorrente
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Il 26 gennaio i calabresi, per l'ennesima volta, hanno inteso cambiare rotta “per non cambiare niente” e simbolicamente la scena della tarantella di Jole Santelli, a seguito della schiacciante vittoria, non fa presagire nulla di nuovo ed innovativo in grado di mutare la sorte della terra che ha dato il nome all'Italia, destinata, inesorabilmente, all'irrilevanza, essendo il fanalino di coda in tutti i settori, ad eccezione della criminalità organizzata che, invece, continua a crescere, nonostante le ultime operazioni di contrasto dello Stato.
Altrettanto immutata resta la condizione di emarginazione del territorio del comprensorio (Spezzano Albanese, Tarsia, San Lorenzo e Terranova da Sibari), che ha fatto naufragare sul nascere il legittimo tentativo del Sindaco Nociti di avviare un processo di rilancio politico della zona, che, contrariamente alle aspettative, ha preferito dividersi sui candidati e schieramenti dimostratisi inconcludenti.
I risultati elettorali di domenica scorsa segnano, dunque, molto probabilmente la fine del progetto comprensoriale unitario che, purtuttavia, non appare soltanto come l'espressione di un'avventata azione politica tardiva e, del resto, non sufficientemente preparata (per come ritenuto da diversi detrattori e critici del primo cittadino arbëresh), bensì, manifestazione, anche, di un distacco inaspettato ed indifferenza nei confronti del Sindaco Nociti (Vedi per esempio i risultati di Spezzano Albanese; Tarsia; Aiello Calabro, San Demetrio Corone e parte dell'Arberia), determinando, altresì, di riflesso, all'interno della comunità spezzanese, la riapertura di una partita già chiusa, oltre che una forte tensione, seppur velata, all'interno della maggioranza stessa dalle conseguenze indefinite.
Ma v'è di più: un progetto politico territorialmente unitario dei quattro comuni autosufficiente appare, di fatto, velleitario ed irrealizzabile, considerato che l'anzidetta zona appare troppo piccola (7.500 votanti circa) e troppo fragile per poter esprimere una rappresentanza politica sovra-provinciale, operazione, d'altronde, veramente complicata, se si considera che anche una realtà importante come per esempio Corigliano Rossano, motore dell'economia almeno provinciale, ha rischiato di non esprimere un deputato per Palazzo Campanella.
Perciò, si dovrebbe far tesoro di quanto avvenuto in queste elezioni e tante altre precedenti competizioni, per rivedere la complessiva strategia tracciata in questi ultimi anni, puntando ad un allargamento ad ulteriori territori e popolazioni, finalizzato alla realizzazione di un progetto compartimentale unitario più vasto, ove le periferie vengono valorizzate attraverso un sistema di relazioni a rete.
Di conseguenza nei prossimi mesi il vero dibattito politico dovrà vertere, giammai, sulle solite scaramucce campanilistiche, bensì sull'individuazione dell'area (geopolitica) più idonea e compatibile a costruire una realtà comunitaria-organizzativa omogenea, capace di rilanciare nel suo insieme la vita economica, politica e sociale per avvicinarsi in prospettiva agli standard nazionali.
Pertanto, paradossalmente, conditio sine qua non, per rimanere centrali rispetto ad un eventuale progetto distrettuale più vasto sarebbe quella di avviare un percorso almeno di rafforzamento delle forme di collaborazione tra i quattro comuni, unito al rinnovo e rafforzamento della classe dirigente comprensoriale.
È, dunque, il tempo delle scelte: o si pensa in grande oppure si muore!
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