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La "misericordia" in prima linea negli sbarchi dei migranti In evidenza

La "misericordia" in prima linea negli sbarchi dei migranti

CORIGLIANO - Lo scorso 19 aprile sono sbarcati a Corigliano Calabro 309 migranti. Presenti, come ad ogni sbarco, gli operatori volontari della Misericordia in prima linea. La confraternita di Misericordia è un’associazione antichissima, da oltre 800 anni è al servizio del cittadino; nello specifico quella di Trebisacce nasce nel 1999 (e dal 2000 come Protezione Civile) da una forte esigenza di aggregazione, ma anche e soprattutto da un processo evolutivo culturale e sociale.
Da anni ormai, offre un servizio solido con risposte efficaci e qualificate con un programma di sviluppo che mira a garantire anche una crescita dell’occupazione nel tessuto sociale locale.

Attualmente la Confraternita garantisce servizi di carattere socio-sanitario e socio-assistenziale per differenti categorie di soggetti. Gli equipaggi sono costituiti da volontari specificatamente formati a seguito della frequenza di corsi interni gestiti da volontari Formatori, Medici ed Infermieri con protocolli confederali. Oggi la Misericordia di Trebisacce è un punto operativo 24 ore su 24.
Tra i servizi effettuati c’è quello di supporto al 118 della Provincia di Cosenza (trasferimento malati dalla propria abitazione agli ospedali), trasporto pazienti dializzati, portatori di handicap ed anziani, donazioni sangue ed organi, protezione civile, progetti di servizio civile, servizio ambulatoriale e centro accoglienza.
Come ha voluto evidenziare il Vicegovernatore della Misericordia di Trebisacce, il servizio di volontariato è un’azione gratuita, svincolata da guadagno economico. Svolge ruolo culturale e solidale, ed è fuori da ogni aggregazione politica.
Dal 2000 ad oggi la Misericordia di Trebisacce è risultata presente ad ogni genere di evento ed esercitazione nazionale e internazionale come durante il terremoto di Amatrice.
Il giorno successivo allo sbarco a Corigliano Calabro (dove ho avuto personalmente l’onore di collaborare come mediatrice culturale con Misericordia), ho incontrato e intervistato il Direttore dell’ ufficio di emergenza “Misericordia Calabria e Basilicata” Valentino Pace.
-La “Misericordia” nata nel 1244 ha subito nel corso del tempo modifiche innovative e ha raggiunto un numero sempre più elevato di operatori volontari. Di quante e quali fasi conta il percorso di un volontario?
La Misericordia è una confraternita a 360° che si è evoluta nel corso del tempo e ha permesso una formazione a tutto tondo dei suoi operatori. I profili richiesti sono diversi, dagli operatori sanitari, alla logistica fino ai mediatori. Per un giovane aspirante, che vuole cominciare un’esperienza da volontario (e magari, un domani anche lavorativa) il percorso professionale da seguire è triennale, con corsi di formazione e aggiornamento continui, questo dipende un po’ anche dalle competenze che si desidera raggiungere. Finito il praticantato, ci si specializza, anche se solitamente ogni operatore ha più corsi. Naturalmente oltre ad essere una forte esperienza a livello professionale è anche un arricchimento personale.
-Oltre alle attività operative sul campo quali sono le iniziative a cui prendete parte? E chi ha il compito di coordinarvi?
Ci occupiamo da tempo di fare da supporto al 118, le nostre ambulanze sono fornite dell’attrezzatura necessaria per intervenire in caso di codice verde e giallo e in casi richiesti anche di codice rosso.
Gli eventi di solidarietà alla quale partecipiamo sono tanti tra questi il Banco Alimentare e Farmaceutico, nonché di soccorso ai centri di accoglienza, inoltre da tre anni sono formatore nazionale per la campagna “IO NON RISCHIO” che mira a formare le associazioni in materia di rischi.
L’Ufficio Emergenza nazionale coordina di conseguenza gli uffici regionali che sono in stretto contatto con il Dipartimento Protezione Civile per le allerte e gestisce gli interventi in base alla zona di provenienza.
-Avete preso parte a diversi terremoti, tra questi, il recente terremoto del centro Italia. Quali sono le sensazioni e le emozioni dopo giorni passati tra le macerie e la gente che ha perso tutto?
Dico sempre che per elaborare un terremoto o uno sbarco c’è bisogno sempre di viverne un altro. Nella mia recente esperienza ad Amatrice, ho capito davvero che quello che conta non è il semplice “grazie” che tutta la gente orgogliosa ti pone, ma la consapevolezza di sapere che in ogni posto c’è qualcuno che ti vuole bene e a distanza di tempo te lo dimostra.
Sono stato una settimana circa a Cascia, avevamo la gestione delle mense. È lì che ho conosciuto la piccola Gemma. La bambina di soli 4 anni, puntualmente arrivava in mensa per cenare, dopo ogni pasto le regalavo sempre un biscottino, fino al giorno della mia partenza. Per motivi tecnici mi assentai all’ora ormai abituale e il giorno dopo la bambina tornò a salutarmi e le regalai l’intero pacco di biscotti. A distanza di mesi, tramite la mamma, ho saputo che la bambina ancora chiede di me e parla della mensa. Questo, a mio parere, è molto importante per capire che genere di rapporto viene a nascere ad ogni evento e il profilo dei bambini che vivono queste catastrofi come un gioco e si legano tanto ai loro “supereroi”.
Ancora oggi, siamo presenti nelle zone terremotate sulla Salaria con un centro PASS ( posto assistenza socio-sanitaria) con turnazioni continue. Il nostro aiuto non conta di alcuna pubblicità, ma solo di missione e volontà nei confronti del prossimo.
-Quella del 19 aprile è stata la vostra 12° presenza agli sbarchi dei migranti. Ho potuto constatare in prima persona il vostro ruolo in prima linea nella fase di primo intervento; nello specifico quali sono i compiti che ha la “Misericordia” durante gli sbarchi e cosa succede a sbarco terminato?
Ci tengo a precisare che la nostra sede è una delle più grandi e più attrezzate d’Europa, infatti, non lavoriamo solo per un settore specifico, ma ci occupiamo di ogni aspetto possibile ad ogni sbarco: dalla logistica al sanitario fino alla gestione delle mense, delle tende, dei fari notturni o della fornitura di abiti e scarpe, dunque accoglienza completa.
Il primo passaggio è quello del Triage in cui i migranti, una volta scesi dalla nave, effettuano un check-up sanitario di primo impatto per poi essere divisi in base alle diverse patologie tra 118 e Croce rossa.
Una volta certi delle condizioni mediche, vengono forniti abiti nuovi e cibo al sacco in attesa dei controlli da parte della Prefettura e dello smistamento nei centri di accoglienza.
Naturalmente il nostro percorso di intervento sembra finire al termine dello sbarco, ma sono molti i casi in cui a livello emotivo si instaurano legami e rapporti che continuano anche nei periodi successivi. Ogni sbarco ha una storia e una carica emotiva differente.
Come confraternita ci occupiamo anche della gestione del centro di accoglienza di Lampedusa e del CARA di Crotone.
La ragione di essere sempre in prima linea (e lo dico senza presunzione) è sicuramente dettata dal fatto che svolgiamo il nostro lavoro con serietà e responsabilità, siamo la prima Associazione nel Mondo come Misericordia e il nostro esser sempre presenti sul campo ha fatto sì che il nostro operato si sia fatto conoscere nel tempo e stipulando una fiducia reciproca anche con gli altri enti. Trasmettere sicurezza è il nostro motto!
-Quali sono i tuoi progetti personali per il futuro?
Attualmente, ho intrapreso un percorso biennale in collaborazione con ASSODIMA per conseguire il diploma di “Disaster Manager” sulla gestione dei disastri nei comuni con la Protezione Civile, questa cosa rallenterebbe la mia operatività, ma è comunque un nuovo obiettivo che voglio raggiungere.
-Cosa consigli ai giovani che vogliono intraprendere un percorso “sul campo” con associazioni di volontariato come la “Misericordia”?
Innanzitutto, quello che mi sento di fare è di lanciare un appello ai giovani, di venire quantomeno a vedere come si svolge una giornata in “ Misericordia” poiché si conosce ancora molto poco di noi, nonostante i nostri continui interventi su territorio. Capisco che con i tempi che corrono il volontariato è una cosa che spaventa, ma molti di noi sono partiti da questo primo step per poi farlo diventare un lavoro a tutti gli effetti.
Ad oggi sono diverse le attività stimolanti che si offrono ai giovani quali il Progetto di Servizio Civile (dai 18 ai 30 anni) o l’Alternanza Scuola-Lavoro.
Io stesso son partito da semplice volontario e oggi mi ritrovo a rappresentare oltre 36 sedi “Misericordia”. Tutelare è ben più difficile che intervenire, frenare l’impeto del momento per quanto riguarda un evento clamoroso è complesso, come complesso è restare sul luogo quando i mesi passano e le condizioni si fanno più dure.
Ci tenevo a concludere evidenziando quelli che sono i nostri colori: la nostra divisa gialla e ciano non passa inosservata, ma in tempi remoti, i volontari indossavano una buffa (saio nero che copriva volto e piedi) al fine di non farsi intercettare dalla persona aiutata in assoluto silenzio e carità.
Concludo dicendo che bisogna dare sempre il massimo, credendoci!

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