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Il vescovo di Cassano incontra i sindaci della Diocesi In evidenza

Il Vescovo Savino coi sindaci Il Vescovo Savino coi sindaci

CASSANO - «Chi ci rotolerà via il masso dall’ingresso del sepolcro?». La domanda di Maria di Magdala, Maria di Giacomo e Salome nell’avvicinarsi alla tomba di Gesù nell’alba della Risurrezione riecheggia nella sala del seminario diocesano “Giovanni Paolo I” di Cassano allo Ionio, dove il Vescovo, mons. Francesco Savino, ha convocato, per la terza volta, i sindaci dei 22 comuni del territorio diocesano, alcune associazioni territoriali e il presidente del Parco Nazionale del Pollino, Domenico Pappaterra.
A loro, “donne e uomini impegnati nelle Istituzioni politiche della Diocesi”, affida un messaggio di Pasqua in cui riconosce, “per chi è impegnato nella comunità civile”, quanti problemi vi siano, quanti “macigni” da far rotolare, mentre “spesso sembrano più grandi delle energie e dei mezzi a disposizione per rimuoverli!”.

«I grandi temi del lavoro, della pace, della salvaguardia del creato, della distribuzione delle risorse alimentari e idriche - scrive il presule - postulano un impegno serio e un ripensamento radicale dell’economia, delle relazioni internazionali e dello sviluppo in chiave mondiale, secondo un’impostazione basata sulla giustizia e sulla solidarietà, ma la riconsiderazione può avvenire soltanto attraverso uomini e donne capaci di interpretare il bene comune e di limitare le proprie esigenze in vista di un bene superiore, mentre la cultura dello “scarto” crea privilegiati ed esclusi, tutelati e non garantiti, chi sta sempre meglio e chi sta sempre peggio. Chi rimuoverà queste storture sociali? E come? - si domanda e domanda mons. Savino. Il primo passo - indica lo stesso Vescovo - consiste nell’acquisire consapevolezza, nel conoscere il dato di realtà, nel non ignorare ciò che magari ritorna scomodo perché intacca gli interessi particolari o non fa il gioco della propria parte. Occorre, poi, intercettare le giuste solidarietà per rimuovere in tempi rapidi il macigno delle negatività: senza soste troppo prolungate, senza pause di comodo, senza prendere tempo, muovendo dalle urgenze!». Quindi segnala alcune, dei macigni che gravano sulla nostra società. Macigni che devono divenire «oggetto di speciale considerazione e d’impegno tenace da promuovere senza indugi - sostiene don Francesco - a piccoli passi, a cominciare dal proprio ambito. Corrispondono ad altrettanti macigni da rimuovere: il macigno della crisi lavorativa. E qua tuona «l’attività malavitosa non è lavoro! Il caporalato, antico e nuovo sistema di reclutamento e di organizzazione della fatica altrui, insieme allo sfruttamento e al disconoscimento dei diritti del lavoratore, è un’aberrazione da contrastare e azzerare.» E propone: «Si possono invece sperimentate nuove forme di economia solidale basate sui valori della persona umana e sull’inclusione sociale. La pubblica amministrazione è chiamata a promuoverle ed incentivarle.» Poi: il macigno dello scempio ambientale, e nel richiamare l’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco fa suo l’appello a “proteggere la casa comune”.
Quindi: il macigno dell’accoglienza negata ai migranti. «I migranti e i rifugiati ci interpellano, insistentemente, in questi giorni, e le nostre risposte non possono tardare». Il macigno dell’usura. «Lo strozzinaggio e l’usura, insieme alle varie forme di pagamento del pizzo costituiscono una delle ferite più dolorose del nostro sistema economico in crisi. Il tentativo di risolvere o tamponare temporaneamente la necessità di denaro per mandare avanti la propria attività lavorativa, non sufficientemente tutelata ed incentivata dai sistemi di crediti bancari, si conclude miseramente in una morsa che sfianca ogni resistenza e conduce in un baratro la cui sola via d’uscita si rivela ancora più mortale. Le vittime dell’usura finiscono con il cessare la propria attività lavorativa con conseguenze disastrose sul piano della salute psicofisica dei soggetti e sul piano socioeconomico del territorio.
Non va dimenticato che l’aumento delle ludopatie dovute al diffondersi di sale- gioco-scommesse è una delle conseguenze più evidenti di un’economia gestita illegalmente.» Il macigno della sanità: «La salute sembra non essere più un diritto ma un privilegio di cittadini che godono di buone condizioni economiche. Il riordino della rete ospedaliera e la riduzione della spesa sanitaria hanno creato seri disagi per i malati: la possibilità di accesso ad una struttura pubblica si è resa più difficoltosa, sono aumentate le già lunghe file di attesa per accertamenti diagnostici. Alcuni di essi non sono più consentiti e anche farmaci indispensabili per la cura di malattie gravi non sono mutuabili. Nell’orientamento generale che offre sempre più spazio al privato sanitario, la comunità civile è chiamata ad individuare nuove possibilità per i malati poveri e per gli anziani poveri di accedere alle cure per la tutela della sua salute». Ciò che invoca, dunque, il Vescovo di Cassano, è passare dalla globalizzazione dell’indifferenza alla globalizzazione della solidarietà. E la risposta degli amministratori non si fa attendere. A partire dal commissario straordinario del Comune di Cassano, Emanuela Greco che indica, a proposito degli immigrati, la loro accoglienza anche come una possibilità lavorativa per i giovani, senza creare business a danno di qualcuno. La stessa propone più solidarietà tra gli amministratori e sul referendum sulle trivellazioni parla di “questione di rispetto del territorio” e anche qui, così come per la sanità, chiede che i sindaci siano più uniti.
Per il sindaco di Castrovillari, Domenico Lo Polito, è necessario puntare su cultura e istruzione per eliminare le divisioni. Per quanto riguarda la sanità Lo Polito propone di partire da proposte da fare unitariamente, e da sottoporre all’interlocutore, il commissario regionale Scura e il presidente della Regione Calabria, Oliverio. Sulle trivellazioni invita ad andare a votare ed annuncia il suo “SI” al referendum del 17 aprile. Riguardo il macigno dell’usura, Lo Polito ritiene esiste in quanto esiste un sistema bancario che non consente accesso a chi ha bisogno.
Vincenzo Marino, presidente del Consorzio del Limone IGP di Rocca Imperiale ha fatto riferimento alla notevole emigrazione sanitaria esistente dalla Calabria verso le altre regioni d’Italia e, riguardo le trivellazioni, ha proposto di scendere in piazza come fatto per Scanzano Jonico. Marino ha anche fatto presente che la maggior parte delle trivellazioni previste nello Jonio sono in direzione di Rocca Imperiale, nonostante il Consorzio e il territorio stia lavorando per l’agro-alimentare attraverso i Piani di Sviluppo Rurale.
Di emigrazione sanitaria ha parlato anche il sindaco di Francavilla Marittima, Leonardo Valente, secondo il quale è un problema serio da affrontare chiedendo un servizio sanitario efficiente. Per l’ambiente ha chiesto che modello di sviluppo vogliamo per il nostro territorio? Se le scelte del governo ci calano dall’alto la distruzione dei nostri modelli di sviluppo imperniati sul paesaggio, l’ambiente, il turismo, viene meno il principio di federalismo.
Ha tuonato contro i colleghi Mario Albino Gagliardi, sindaco di Saracena, che non ha visto reazioni sulla ridefinizione degli ambiti territoriali dell’acqua e dei rifiuti.
«L’acqua per me è un bene comune - ha detto Gagliardi - che non può essere privatizzata e non può essere attuata nessuna pratica amministrativa che va verso la privatizzazione». Stesso tenore per quanto riguarda i rifiuti e la Centrale del Mercure di Laino Borgo che non può coesistere, per Gagliardi, col Parco del Pollino.
Per Antonio Carlomagno, medico e sindaco di Cerchiara di Calabria, la sanità nel territorio è un disastro. Carlomagno ha chiesto di attivare la conferenza dei sindaci e di chiedere al presidente della Regione di ascoltare i sindaci, ma la proposta, ha chiesto Carlomagno, deve partire dai sindaci “leader”, delle città più grandi.
Alessandro Gaudio, della Rete di Associazioni Raspa, a proposito del referendum contro le trivellazioni ha ricordato che il 4 marzo scorso, a Lamezia Terme, è stato costituito il comitato per il SI che raccoglie circa 70 tra associazioni, partiti e altri organismi di tutta la Calabria. E’ stato predisposto anche un testo-delibera per le Istituzioni che vogliono deliberare contro le trivellazioni prendendo una “posizione politica”.
«Sul referendum sulle trivellazioni non potrà che ricevere l’adesione incondizionata da tutto il territorio». Così si è espresso il presidente del Parco Nazionale del Pollino, Domenico Pappaterra, rivolgendosi al Vescovo. Pappaterra ha richiamato la scelta dei presidenti delle Regioni Calabria, Basilicata, Puglia di istituire il distretto turistico interregionale dello specchio di mare delle tre regioni che si configura nel golfo di Taranto. «E’ un territorio da salvaguardare - ha sottolineato Pappaterra - in forza della quale il 17 aprile dovremo determinarci contro le trivellazioni». Sulla sanità, altra questione all’ordine del giorno dell’incontro, Pappaterra ha ricordato il modello organizzativo proposto negli anni scorsi nel territorio, che vedeva l’ospedale di Castrovillari riferimento del territorio e gli altri nosocomi specializzati. Pappaterra ha chiesto di “evitare dispute disperate e di contrastare il depotenziamento della sanità coinvolgendo tutti per contribuire a costruire un modello organizzativo più adeguato alle esigenze dei cittadini».
Anche per il sindaco di Alessandria del Carretto, Vincenzo Gaudio, i sindaci devono essere in prima linea per i referendum che si vincono con i cittadini. Da lui anche un appello ad occuparsi dei trasporti e della mobilità.
Al termine dell’incontro sono state avanzate delle proposte concrete, tipo quella di rivedersi tutti a Trebisacce il 1° aprile, nella sala consiliare del Comune, alle ore 18, per continuare la sensibilizzazione alla partecipazione al Referendum contro le estrazioni petrolifere del 17 aprile. Per quanto attiene all’ambito sanità, ci si confronterà nuovamente per sintetizzare 3-4 punti inderogabili da proporre al presidente della Regione e al commissario per la Sanità.
Il Vescovo, mons Francesco Savino, ha concluso con un augurio di serietà e di serenità e di “divellere qualche macigno”.
Al termine, il presule ha letto i nomi delle vittime di mafia del cosentino. Il 21 marzo è, infatti, la giornata nazionale in ricordo di tutte le vittime di mafia.

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