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A 90 anni ci lascia Dario Fo

Dario Fo Dario Fo

Milano, 13 Ottobre, il mondo della cultura italiano e non solo è in lutto: è morto Dario Fo, aveva 90 anni. Vissuti intensamente fino all’ultimo istante, da vero animale da palcoscenico come pochi. Ultimamente sosteneva “Se mi dovesse succedere qualcosa dite che ho fatto di tutto per campare”. Una lezione, per tutti. Una delle tante che il grande maestro ci ha consegnato. E’ stato drammaturgo, attore, regista, autore, scenografo, pittore, illustratore, attivista. Per 60 anni, assieme alla moglie Franca Rame, ha totalmente rivoluzionato il mondo della cultura. Reinventando la satira. E’ stato l’autore italiano più rappresentato al mondo. Ha inventato un nuovo linguaggio: il Grammelot, che nasce dalla mescolanza di dialetti locali, neologismi e lingue straniere.

Tutto iniziò nel 1951, Fo, dopo aver lasciato la facoltà di architettura (“prestare il fianco alle speculazioni edilizie non era per me”), si propone a Franco Parenti con piccoli monologhi surreali per la radio. L’anno dopo il gran debutto al Piccolo di Milano con “Il dito nell’occhio”. Un testo che irrompe sulla scena, spezzando tutte le convenzioni della Rivista, facendo satira di costume. La sua formazione teatrale continua con il teatro di strada e nei varietà delle Sorelle Nava. Con loro recita Franca Rame: bravissima, bella, bionda, alta. E’ l’incontro di un amore e di un sodalizio artistico lungo una vita. Si sposarono nel 1954, da questa unione di spirito, carne, teatro, nacque Jacopo. Il 54 è anche l’anno di “Sani da legare”, seconda commedia di Fo, sull’Italia dei conflitti politici. Nel 60 nasce la Compagnia Fo-Rame, ed è grazie al successo che la compagnia ottenne con commedie giullaresche come: “Gli arcangeli non giocano a flipper”, “Chi ruba un piede è fortunato in amore”, “Isabella, tre caravelle ed un cacciaballe”, la Rai democristiana affida a Fo e Rame, nel 62, la conduzione di “Canzonissima”. I due attori autori presentano uno sketch a sfondo politico sociale sulle morti bianche ed il malaffare. La Rai reagisce chiedendo il controllo dei testi prima della messa in onda, dopo sette puntate Fo e Rame lasciano la conduzione. Per 15 anni non metteranno più piede in Rai: cronache di una censura italiana. Fo e Rame non abbandoneranno mai l’impegno politico, anzi è proprio di esso che i loro testi si nutrono. Uno su tutti “Morte accidentale di un anarchico”. Nonostante il successo Fo e Rame si rendono conto che per poter davvero realizzare un teatro civico e civile, che parli alle masse, che disveli gli inganni borghesi, che scuota le coscienze, che prenda parte, che sia di parte, è necessario, è doveroso, uscire dai circuiti borghesi: nel 68 vi è l’addio ai teatri borghesi per le sale arci e le case del popolo. E’ stato il nostro Brecht. Fonda il Gruppo Nuova Scena e il Collettivo La Comune. Sicuramente il suo capolavoro è Mistero Buffo. E’ un successo mondiale. Due fatti tragici colpiscono la coppia: l’arresto di Fo a Sassari per resistenza a pubblico ufficiale, ma soprattutto lo stupro a Franca Rame ad opera di fascisti, ma come venne fuori dopo con la connivenza di organi dello stato. L’orribile e vergognosa violenza non li zittisce. Sempre in scena. Sempre controcorrente. Sempre in lotta: con impegno ed ironia. La celebrità mondiale culmina nel 97 con il Nobel per la letteratura. Un Nobel non senza polemiche: nemo profeta in patria. Nel maggio 2013 il dolore più grande: la morte di Franca Rame, la donna che ha sempre amato. Franca, più di una moglie, di una compagna, di un’artista, fu la sua linfa vitale. Perché l’amore quando è tale è condivisione, accettazione, appartenenza. Sarebbe bello, ora, se i due eterni innamorati si incontrassero, ma chi scrive fa proprie le parole del sommo artista che ci ha lasciato: “Io credo nella logica, ma una volta di là spero di essere sorpreso”. E, chissà, se questo giullare non asservito al potere, ha nuovamente potuto, ora che è “di là”, riabbracciare l’amore di tutta una vita.

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